Oggi l’inferno si chiama Ucraina

I dati sono del conflitto sono già spaventosi. A poco più di due mesi  dall’inizio dell’invasione, i morti accertati erano, tra i civili, sono almeno 3.800. E la diplomazia resta in silenzio

di Raffaele Crocco

E’ Mariupol la porta dell’inferno. La potenza offensiva russa si concentra ancora sulla città, che nonostante tutto non si è arresa. Al Mondo lo sta raccontando il presidente ucraino, Zelensky. I civili, ha spiegato, non sono ancora stati evacuati. Il fulcro della difesa – e dell’attacco dell’esercito russo – sono le acciaierie Azovstal. “Le donne e tanti bambini sono ancora lì – ha detto Zelensky -. Immaginate l’inferno: più di due mesi di continui bombardamenti e morte costante nelle vicinanze. Non è chiaro quanti civili rimangano intrappolati nell’impianto”.

La situazione militare resta confusa, con la spinta russa che continua, ma sembra non trovare la vittoria – almeno parziale – che il presidente Putin vuole. Il 9 maggio, data della vittoria sovietica sul nazismo nel 1945 e ora simbolo della retorica putiniana, si avvicina e la grande parata militare che il Cremlino voleva sembra allontanarsi. Se l’esercito ucraino resiste, la macchina bellica russa sta mostrando al Mondo le proprie falle e la propria fragilità. Questo potrebbe diventare un elemento pericoloso nella futura gestione della guerra. Putin non sembra uomo che voglia mostrare debolezze o sentirsi sconfitto: a pagarne le conseguenze saranno, ancora una volta, i civili ucraini, costretti a subire una guerra interminabile per soddisfare le vanità del presidente russo.

I dati sono già spaventosi. A 70 giorni dall’inizio dell’invasione, i morti accertati erano, tra i civili, 3.800. Di questi, 215 sarebbero bambini. I feriti sarebbero oltre 4mila, con quasi 400 bambini. Ai morti si aggiunge il dramma di chi fugge, dei profughi: sarebbero – lo dicono le agenzie dell’Onu – almeno 7milioni, cioè il 15% del totale della popolazione del Paese. Tutti esseri umani morti o fuggiti dai missili e dalle bombe russe. Secondo le fonti d’intelligenze, sull’Ucraina l’esercito russo avrebbe lanciato, dal 24 febbraio al 5 maggio 2022, 2.014 missili. L’aviazione russa avrebbe, invece, portato a termine 2.682 missioni di bombardamento. Le organizzazioni internazionali tentano disperatamente di limitare i danni. I racconti sono spaventosi. Il portavoce del segretario generale delle Nazioni Unite, Stephane Dujarric, alla Bbc Radio ha raccontato del tentativo di organizzare lo sgombero da Mariupol. “Abbiamo cercato di organizzare un certo numero di convogli insieme alla Croce Rossa – ha detto -. Il personale sul terreno, dice che chi esce dalla città ha traumi profondi, grandi cicatrici psicologiche. Hanno vissuto in condizioni terribili, con la paura, con poca acqua, poco cibo e senza la luce del sole”.

Mentre si spara o si fugge, la diplomazia sembra immobile. Al di là degli scambi di accuse fra Russia da un lato e Stati Uniti e Unione Europea dall’altro, poco sembra accadere sul fronte dei possibili negoziati o delle pressioni internazionali per fermare la guerra. Mosca, attraverso il ministero degli Esteri, ha rilanciato l’appello agli Stati europei: “L’unico modo che avete per mantenere la vostra sovranità – si legge in un comunicato – è uscire dall’Unione Europea”. Lo stesso ministero ha voluto rassicurare il Mondo: “La Russia – ha scritto – non ha alcuna intenzione di usare le armi nucleari in questo conflitto”. Una rassicurazione che non cancella le accuse che arrivano dalle Nazioni Unite: ci sarebbero state almeno 180 detenzioni arbitrarie da parte di Mosca, nelle ultime settimane, con cittadini ucraini trasferiti di nascosto in Bielorussia o in Russia. Un’accusa pesante, che rispecchia quella lanciata da Agnes Callamard, segretaria generale di Amnesty International: “In Ucraina la Russia ha compiuto il crimine di aggressione: ora deve essere perseguito dalla giustizia internazionale”.

 

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