La cosa che ricordo di Raffaele è che ci credeva. Credeva che fare giornalismo fosse una cosa seria. Credeva che raccontare ciò che si incontrava e vedeva e scopriva, fosse importante per far capire – almeno a chi voleva – dove fosse il giusto e dove l’ingiusto. Credeva che la parte buona in cui stare fosse quella delle persone, degli esseri umani, soprattutto di quelli abbandonati e dimenticati.
Raffaele Masto era un bravo giornalista. Era un bravo militante. Era una brava persona. Ci siamo sfiorati spesso con lui, noi dell’Atalante. E ogni volta abbiamo condiviso idee e progetti, ci siamo confrontati e divertiti. Per noi ha scritto, ha partecipato a incontri, ha suggerito idee. Per tutti, dalle pagine di riviste o dalle frequenze di Radio Popolare, ha raccontato cose, posti e persone che altri non hanno visto o voluto vedere.
Ha raccontato l’Africa facendola diventare vicina, viaggiandoci dentro come fosse la sua casa, la nostra casa, amandola e rispettandola.
Se ne è andato in un giorno di marzo strano, di questo 2020 che ha poco capo e nessuna coda.
E’ un peccato. C’era ancora così tanto da fare…
Ciao Raffaele