OPINIONI: Non criminalizzare l’umanitario

di Giulia Rindi

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Lo scandalo che ha colpito nelle ultime settimane Oxfam dopo la pubblicazione sul Times di un’inchiesta che svela come nel 2011, personale di Oxfam avesse ingaggiato prostitute, anche giovanissime, ad Haiti, è molto grave. Ma è necessario che l’opinione pubblica operi delle distinzioni nette su colpe e meriti. Per chi come me ha lavorato nel settore umanitario per anni, è un pugno nello stomaco. È devastante sapere che in organizzazioni che si occupano di diritti umani e questione di genere succedano cose a dir poco indegne e che le istituzioni chiudano entrambi gli occhi sugli abusi di potere e sulle violenze sulle donne. È altrettanto triste assistere alla messa al rogo di un’intera organizzazione composta da migliaia di persone per abusi commessi da individui che meritano di essere immediatamente radiati dal qualsiasi settore lavorativo e sociale.

Ho lavorato con Oxfam in Libano, Giordania, Repubblica Centro Africana come Communications Officer. Ho avuto l’onore di collaborare con gente per bene, preparata e motivata: uomini e donne. Con loro ho avuto la possibilità di crescere sia a livello professionale sia a livello personale.
Oxfam, si occupa tra le tante cose di pratiche base di igiene: dalla costruzione di semplici sistemi idrici, pozzi e tubature alla riparazione della rete idrica e alla distribuzione di acqua attraverso cisterne e autobotti. Durante un conflitto o un disastro naturale (terremoti, cicloni, tsunami) la prima cosa che viene a mancare è l’acqua potabile. Portare l’acqua in zone disastrate permette di prevenire malattie trasmesse in condizioni di scarsa igiene (come il colera ad esempio) e salvare milioni di vite umane. Oxfam è, senza dubbio, l’organizzazione leader nelle pratiche di igiene e distribuzione dell’acqua.

Durante le mie missioni ho avuto la possibilità di valutare il lavoro di molte ONG e i benefici che la popolazione ne trae. Parlo, ad esempio, dell’eccellente lavoro di Medici senza Frontiere, di Save the Children e di numerose altre organizzazioni umanitarie che salvano milioni di vite umane e ridanno speranza a chi l’ha persa o, magari, non l’ha mai avuta. Non è cosa da poco. Credo che la mia opinione possa essere condivisa da migliaia di operatori impegnati nel settore che lavorano con professionalità e dedizione.
È sacrosanto e doveroso che ci siano commissioni di inchiesta per espellere dal circuito delle organizzazioni umanitarie chi ha perpetrato per anni abusi e violenze su chi avrebbe dovuto proteggere e che i vertici dell’organizzazione istituiscano un sistema di controllo molto più efficace. È ingiusto invece che eventuali tagli incidano su chi non ne ha colpa, ossia chiunque viva in condizioni di estrema povertà, chi ha perso tutto, chi vive sotto le bombe, chi viene discriminato, chi è costretto a lasciare la propria casa.

Proprio per questo motivo reputo che bloccare i fondi a Oxfam sia assai pericoloso perché mette a repentaglio la vita di migliaia donne e bambini bisognosi di assistenza umanitaria, colpevolizza migliaia di operatori che hanno svolto e che svolgono con professionalità ed etica il loro lavoro. Non è questo il modo per risolvere il problema di fondo. Semmai ricordiamoci che la violenza sulle donne, gli abusi di potere non sono un problema nato negli ultimi mesi. È un fenomeno pervasivo: sociale e culturale, verticale e orizzontale in qualsiasi strato e in qualsiasi ambito della società, famiglia compresa. È da qui che bisogna cominciare.

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