Palestina: accordi che non reggono e attentati

Sangue in Cisgiordania, mentre ad Aqaba si svolgeva un incontro per frenare la violenza in vista del Ramadan

Frenare l’aumento della violenza e raggiungere un accordo, in vista del mese sacro del Ramadan. Questo l’obiettivo dell’incontro di domenica 26 febbraio, tra funzionari israeliani e palestinesi in Giordania, nella località di Aqaba, sul Mar Rosso. Al vertice hanno partecipato, oltre a Israele e all’Autorità nazionale palestinese (Anp), anche Stati Uniti, Egitto e la stessa Giordania come garanti.

Le parti hanno affermato di voler lavorare insieme per una “riduzione dell’escalation sul campo” e hanno concordato il fermo da subito “di misure unilaterali per un periodo di 3/6 mesi” e, da parte di Israele, “di interrompere qualsiasi nuovo avamposto di insediamento per 6 mesi”. Una indicazione subito negata da Bezalel Smotrich (Sionismo religioso), Ministro delle finanze del Governo di Benyamin Netanyahu e nuovo responsabile dell’Amministrazione civile israeliana in Cisgiordania: “Non ci sarà – ha denunciato – alcun congelamento nella costruzione e nello sviluppo degli insediamenti nemmeno per un giorno”. Il Consigliere per la sicurezza nazionale Tzachi Hanegbi, presente al vertice di Aqaba, ha inoltre annunciato che “nei prossimi mesi Israele regolarizzerà 9 avamposti e approverà 9.500 alloggi in Cisgiordania. Non c’è alcun congelamento nelle costruzioni né cambiamento dello status quo sul Monte del Tempio (Spianata delle Moschee, ndr) né limiti alle attività dell’esercito”.

E mentre si svolgevano i colloqui, in Cisgiordania la violenza esplodeva. Un uomo palestinese ha ucciso due coloni israeliani che viaggiavano verso Huwara, appena a sud di Nablus. Come risposta 400 coloni hanno dato fuoco a Huwara e a molti altri villaggi limitrofi. Un palestinese è stato ucciso, centinaia sono rimasti feriti e dozzine di automobili ed edifici sono stati distrutti.

Alcuni politici israeliani hanno implicitamente appoggiato le azioni dei coloni: il Ministro delle finanze ha dichiarato che Huwara dovrebbe essere “spazzata via” dallo “Stato di Israele”. L’attentato,  come hanno detto il premier Netanyahu e il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir, ha inoltre accelerato l’approvazione da parte del Governo di un progetto di legge che punta a legalizzare la pena di morte per chi è accusato di terrorismo. Uno dei tasselli della riforma giudiziaria del Governo di Benyamin Netanyahu, fortemente contestata nelle piazze di Israele.

A seguito dell’ultima ondata di violenza tra israeliani e palestinesi, lunedì 27 febbraio, l’inviato delle Nazioni Unite per il Medio Oriente e Coordinatore Speciale delle Nazioni Unite per il Processo di Pace in Medio Oriente, Tor Wennesland ha fatto appello affinché entrambe le parti agiscano per affrontare le questioni fondamentali che alimentano il loro conflitto. Wennesland si è detto seriamente preoccupato per il deterioramento della situazione della sicurezza nella Cisgiordania occupata, in particolare per la violenza a Huwwara. “Le mie condoglianze – ha dichiarato in una nota – alla famiglia dei due fratelli israeliani uccisi ieri in un attacco a fuoco da parte di un aggressore palestinese e alla famiglia del palestinese uccisa dalla furia di coloni in attacchi di rappresaglia, che hanno provocato anche molti palestinesi feriti e case a Huwwara date alle fiamme”.

Wennesland ha poi sottolineato che le forze ddell’ordine hanno la responsabilità di mantenere la sicurezza e di impedire agli individui di farsi giustizia da soli. “Non può esserci alcuna giustificazione per il terrorismo, né per gli incendi dolosi e le vendette contro i civili”, ha aggiunto. “Tutti gli autori di violenze devono essere ritenuti responsabili. La violenza, le provocazioni e l’istigazione devono cessare immediatamente ed essere condannate inequivocabilmente da tutti”.

Sull’incontro di Aqaba, il rappresentante Onu, ha esortato le parti a compiere tutti gli sforzi per affrontare le questioni fondamentali che guidano il conflitto in linea con le risoluzioni delle Nazioni Unite, il diritto internazionale e gli accordi precedenti. “Le Nazioni Unite rimangono impegnate a sostenere palestinesi e israeliani per raggiungere una pace giusta e duratura. Non ci sono scorciatoie per la pace”.

*In copertina Foto di Zapomicron su Shutterstock

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