Proteste cattoliche ma Kabila non si muove

di Tommaso Andreatta

Il Congo non riesce a liberarsi del suo presidente. Joseph Kabila, il controverso presidente della Repubblica Democratica del Congo salì al potere nel 2001. Venne eletto a seguito dell’uccisione del padre Laurent-Désiré (in carica dal 1997 al 2001).

Kabila junior, carta costituzionale alla mano, avrebbe dovuto abbandonare l’incarico nel dicembre 2016.

Per non uscire dal Palazzo ha giocato tutto ciò che aveva a disposizione: ragioni di sicurezza, presunte ragioni di Stato, vista la galoppante crisi economica a cui solo un governo stabile – era stato detto – avrebbe potuto porre rimedio. Senza contare la sempreverde necessità della lotta al terrorismo, oltre alla gestione delle rivolte interne (nate peraltro proprio a causa del suo rifiuto di andarsene, come nota Vatican Insider sulla Stampa di Torino).

Grazie anche all’infaticabile mediazione della Cenco, la Conferenza episcopale del Congo, era stato firmato un accordo che prevedeva di tenere entro la fine di quest’anno le elezioni presidenziali.

L’opposizione congolese aveva accettato obtorto collo «l’estensione del mandato di Kabila fino alla convocazione di nuove elezioni previa l’assicurazione che la data sarebbe stata annunciata entro la fine di quest’anno».

Lo scorso novembre però è arrivata la doccia gelata: è stato deciso che non si andrà al voto prima del 23 dicembre 2018. Questo significa che Kabila non si muoverà dalla sua poltrona dorata prima del gennaio 2019.

Per il rinnovo del Senato (non aggiornato da 11 anni) bisognerà attendere fino alla primavera 2019. Il presidente con il culo di pietra si vede così garantito il governo del Paese per altri due anni.

Risultato: nuove rivolte di piazza. Questa volta a farsi sentire sono stati i cattolici congolesi. Il governo ha cercato di reprimere la protesta. «Colpi d’arma da fuoco in aria e lacrimogeni per disperdere le masse: il bilancio è di tre morti (due dimostranti e un poliziotto), diverse persone ferite e 12 chierichetti arrestati a Kinshasa. Nel centro del Paese, a Kananga, un morto» scrive il Sussidiario.

Circa 150 chiese cattoliche hanno, dunque, indetto la manifestazione, a cui hanno aderito anche l’opposizione e la società civile. Le autorità congolesi hanno però vietato la protesta, interrompendo Internet e il servizio di sms «per ragioni di sicurezza».

«A Notre-Dame del Congo, la cattedrale di Kinshasa, le forze di sicurezza – scrive Repubblica – hanno usato gas lacrimogeni all’arrivo del leader dell’opposizione Felix Tshisekedi. Agenti e soldati sono entrati nel complesso della chiesa principale, chiedendo alla gente di andare via. Da parte sua il sacerdote ha invitato a “tornare a casa in pace perché c’è un impressionante dispositivo militare”».

All’agenzia France Press alcuni testimoni hanno raccontato che, mentre stavano pregando, i soldati e la polizia sono entrati e hanno usato gas lacrimogeni in chiesa nella parrocchia di St Michael, nel centro della capitale Kinshasa. «La gente è caduta. Ma il sacerdote non ha smesso di dire messa, ha continuato con i cristiani che non sono fuggiti» ha riferito Chantal, un’altra parrocchiana.

«Allo scontro – scrive Repubblica – si è arrivati dopo una lunga serie di episodi di violenza che hanno visto, nel corso del 2017, le Nazioni Unite denunciare la morte di decine di oppositori».

Il mondo si indigna, forse. E intanto Kabila non si muove.

 

 

 

 

 

 

 

http://www.ilsussidiario.net/News/Esteri/2017/12/31/Congo-scontri-con-cattolici-anti-Kabila-Dura-repressione-12-chierichetti-arrestati-bloccati-Internet-e-sms/799744/

 

http://www.repubblica.it/esteri/2017/12/31/news/congo_messa_kinshasa_kabila-185551409/#gallery-slider=185570997

 

http://www.lastampa.it/2017/11/09/vaticaninsider/ita/inchieste-e-interviste/kabila-non-lascia-il-potere-il-congo-sempre-nel-caos-2T5DlhBdhMToSEaoYbGafM/pagina.html

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