Quei ragazzi all’ombra del contagio

Storia di 60 chokorà, ragazzi “spazzatura” che si nascondono nei ghetti tra ponti e fognature a Nairobi

di Anna Gasparini e Gabriele Galli*

Nei Paesi europei le regole che hanno definito il lockdown, con l’intento di limitare i contagi da Covid-19, si sono focalizzate su strategie comuni tra i Governi. Ai cittadini è stato chiesto di mantenere le distanze sociali e di restare a casa, evitando contatti e assembramenti. Una richiesta complessa e, di certo, forzata, ma accessibile alla maggior parte della popolazione europea. Dopo un’attenta analisi delle misure effettuate in Europa, già il 25 marzo il governo keniano ha ordinato il coprifuoco e la chiusura degli istituti scolastici per tutta la popolazione, imitando il sistema europeo ma adattandolo alle difficoltà presenti nel proprio Paese. Ogni giorno, a partire dalle 19, è stato imposto l’obbligo di rimanere nelle proprie case o baracche fino alle 5 del mattino successivo.

I 60 “chokorà” del distretto di Ghiturai 44, a Nairobi, ragazzi “spazzatura” che si nascondono nei ghetti tra ponti e fognature però, sono stati presi alla sprovvista dalle disposizioni del Governo, perché privi di un riparo dove proteggersi. Quelli di Ghiturai sono solo una piccola parte dei circa 60.000 ragazzi e ragazze privi di un luogo di riferimento definito casa, vaganti per le strade tra baraccopoli e zone centrali di Nairobi. La loro vita in grandi gruppi ruota attorno alla ricerca di un sostentamento quotidiano attraverso elemosine, piccoli furti o la raccolta di materiali riciclabili che possono rivendere a grandi discariche.

La vita di strada facilita la diffusione di infezioni o virus, anche a causa della vulnerabilità di chi si trova a contatto quotidiano con sostanze stupefacenti o spazi malridotti e sporchi. Tutto ciò è discordante con la possibilità per i ragazzi di seguire qualsiasi norma di igiene quotidiana, ancora di più nell’attuale situazione in cui vengono richieste prassi come lavarsi le mani, indossare mascherine o anche solo mantenere la distanza di sicurezza tra di loro.

A causa della mancanza di azioni effettive da parte del governo per tutelare gli street children, gli educatori del progetto per il recupero dei bambini di strada dell’Associazione Papa Giovanni XXIII hanno convenuto la necessità di sostenere i ragazzi aiutandoli nel mantenimento di un luogo dove anch’essi potessero rispettare il coprifuoco dato dal Presidente Uhuru Kenyatta. Questo consente tuttora a 40 ragazzi e ragazze di strada di condividere lo spazio di cinque stanze in affitto. “Tutelare questi ragazzi” – racconta Simone, responsabile del progetto G9 dell’Associazione – “è stato necessario soprattutto dopo gli avvenimenti delle prime settimane di coprifuoco nelle quali il governo ha adottato misure di contenimento spesso violente per far rispettare le disposizioni vigenti”.

Dall’inizio del lock-down, infatti, sono state numerose le aggressioni e molestie che la polizia keniota in più episodi ha messo in atto, anche nei confronti di donne e bambini vulnerabili.  Secondo i dati del World Health Organization, al 22 luglio  si contano più di 14,160 casi di contagio e almeno 250 morti all’interno del Paese. Numeri decisamente inferiori rispetto a quelli europei, specchio di una sanità privatizzata e poco accessibile o pubblica e mal attrezzata, che ha limitato inizialmente i tamponi solo ai casi sospetti con la promessa di passare a un monitoraggio di massa in tutte le contee del Paese, che fino ad oggi non è ancora stato avviato. Tuttora la situazione in Kenya non ha ancora portato ad un’effettiva ripresa, ed è difficile immaginare quando l’emergenza verrà superata.

*Ex volontari APGXXIII in Kenya

Questo articolo è parte di una collaborazione didattico-giornalistica tra Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo e l’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII. Gli autori sono giovani tra i 18 e i 28 anni che hanno svolto servizio civile all’estero come Caschi Bianchi nei progetti promossi dall’Ufficio Obiezione di Coscienza e Pace di APGXXIII. (Più info nei link evidenziati)

In copertina e nel testo: foto scattate nel Kenya e fornite da APGXIII.

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