Reti contro il riarmo

“Sconsiderato l’impegno dell’Italia a portare la spesa militare al 5% del Pil”. Triplica la voce di spesa

La campagna “Ferma il riarmo” – promossa da Greenpeace Italia, Rete Pace Disarmo, Sbilanciamoci, Fondazione PerugiAssisi – condanna fermamente la decisione del vertice NATO, che va contro gli interessi del Paese e contro l’orientamento della maggioranza degli italiani. La Presidente Meloni – scrivono in una nota le associazioni – ha dichiarato che l’impegno è “necessario e sostenibile” e che “neanche un euro” verrà tolto “dalle altre priorità del governo”, ma è evidente che i soldi che saranno impiegati per l’incremento delle spese militari saranno tolti da settori già gravemente sotto finanziati come il welfare, la protezione ambientale e la sanità, minando la vera sicurezza delle persone, che non si tutela con le armi ma con i diritti e la transizione ecologica (Leggi tutto qui).

Intanto l’Osservatorio Milex sulle spese militari italiane spiega in dettaglio l’entità dello sforzo finanziario richiesto all’Italia per raggiungere l’obiettivo Nato del 3,5% in spese militari ‘pure’, sgomberando il campo da equivoci più o meno voluti sul punto di partenza attuale: l’1,57% del Pil e non il 2% ‘olistico’ da cui partire per raggiungere l’analogo obiettivo del 5%. Quindi ci vogliono quasi due punti di Pil aggiuntivi per arrivare al target del 3,5%. In valore assoluto significa che l’Italia, per portare in dieci anni la spesa militare annua dagli attuali 35 miliardi agli oltre 100 miliardi, cioè per triplicarla, dovrà reperire ogni anno in manovra nuove risorse finanziarie nell’ordine dei 6-7 miliardi, ogni anno per dieci anni. Questo si traduce in un impegno cumulativo decennale di spesa di quasi 700 miliardi di euro, circa 220 miliardi in più rispetto a quello che si spenderebbe in dieci anni se invece del 3,5% si puntasse a raggiungere il 2% in spese militari ‘core’, con aumenti di spesa annuali medi nell’ordine dei 2 miliardi.

Milex spiega inoltre che la flessibilità concessa ai singoli alleati Nato sul percorso finanziario da seguire per arrivare all’obiettivo finale, con l’assenza di target di spesa annuali da rispettare ma che comunque deve essere “incrementale” e “credibile”, lascia al governo la possibilità di rinviare il grosso degli aumenti di spesa, ma questo non cambia la sostanza di un impegno finanziario cumulativo decennale che supererebbe comunque i 600 miliardi, 140 miliardi in più rispetto allo “scenario 2%”. Rispetto all’altro obiettivo Nato dell’1,5%, infine, Milex sottolinea che esso comprende anche spese per “promuovere l’innovazione e rafforzare la nostra base industriale della difesa”, dicitura che potrebbe facilmente ricomprendere un canale aggiuntivo di finanziamento al riarmo.

Report e tabella esplicativa: https://www.milex.org/2025/06/25/decisioni-nato-per-il-35-in-spesa-militare-pura-litalia-dovra-sborsare-700-miliardi/

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