Il Presidente Anura Kumara Dissanayake ha nominato una donna, Harini Amarasuriya, come Primo ministro dello Sri Lanka. Oggi Dissanayake ha creato un gabinetto di 21 membri, mantenendo i portafogli chiave della Difesa e delle Finanze
di Emanuele Giordana
Dopo che le urne hanno consegnato una vittoria “bulgara” alla coalizione guidata dal neo presidente della Repubblica Anura Kumara Dissanayake, lo Sri Lanka deve ora fare i conti con un futuro governo di centrosinistra. Manjula Gajanayake, direttore dell’Institute for Democratic Reforms and Electoral Studies, riassume l’esito del voto come un “chiaro mandato elettorale all’Aragalaya”, il nome con cui è noto il movimento del 2022 che, dopo che il Paese aveva dichiarato fallimento, aveva cacciato il capo della Stato Gotabaya Rajapaksa, fuggito all’estero. Il mandato è chiaro in termini di numeri. Venerdi, la Commissione elettorale ha dichiarato che il National People’s Power (Npp) – guidato dal Janatha Vimukthi Peramuna, storico partito della sinistra locale – ha ottenuto una maggioranza di due terzi in parlamento: 159 seggi su 225. Agli altri le briciole: l’alleanza di opposizione Samagi Jana Balawegaya (Sjb) vince 40 scranni. Al New Democratic Front (Ndf) dell’ex presidente Ranil Wickremesinghe 5 seggi. Allo Sri Lanka Podujana Peramuna (Slpp) della ex potentissima famiglia Rajapaksa …3 seggi.
Le elezioni, volute e indette da Dissanayake dopo aver vinto la presidenza in settembre, sono state le figlie di un calcolo politico sensato. Del resto, se per la prima volta le elezioni dirette del presidente avevano fatto vincere un outsider perché non avrebbe dovuto vincere la sua coalizione di una ventina tra partiti e organizzazioni della società civile espressione dell’Aragalaya? Forse nemmeno Dissanayake pensava a una vittoria così pesante ma ora di fatto è un arbitro indiscusso con una maggioranza che può permettergli di cambiare regole e Costituzione. Non solo, Dissanayake, che pure in passato si era distinto per non aver appoggiato la causa tamil (la minoranza induista e autonomista del Nord) e aver semmai sostenuto quella buddista-singalese, ha vinto anche nelle zone dove la guerra feroce tra Stato centrale e Tigri Tamil ha causato morte e sofferenza per oltre vent’anni. Snobbando i partiti tradizionalmente tamil, gli elettori hanno preferito loro la promessa di un cambio radicale. Se Dissanayake ce l’ha fatta come il rappresentante di una nuova classe, ben oltre le solite “dieci famiglie”, ora dovrà però dimostrare di riuscire a cambiare veramente le cose.
Dovrebbe cominciare, come ha promesso, proprio dal suo scranno. Eliminando i poteri che la Costituzione dà al presidente e che gli garantiscono un troppo ampio margine di manovra. Ma dovrà soprattutto dimostrare come intende rinegoziare, sempre che possa farlo, l’accordo da 2,9 miliardi di dollari concordato da Wickremesinghe con il Fondo monetario e che ha portato a un aumento del costo della vita insostenibile per gli srilankesi. Non è escluso che tenti una strada più facile con altri grandi creditori (indiani e cinesi) più interessati del Fmi a tenersi buona la Lacrima dell’Oceano indiano. Per gli indiani è il cortile di casa, Per la Cina un tassello chiave della Belt and Road marittima. Poi c’è la vicenda dei Tamil: la minoranza che vive nel Nord e nell’Est del Paese (oltre a un altro piccolo segmento che vive nelle zone di piantagione del tè) che è un problema non ancora sanato. Dopo la guerra conclusasi nel 2009, con decine di migliaia di morti e altre migliaia di scomparsi, i governi di ispirazione nazionalista identitaria hanno dato concessioni territoriali a ex militari e a cittadini singalesi nei territori tamil abbandonati dagli sfollati durante il conflitto.
Oltre all’euforia della vittoria, alle promesse fatte agli elettori e alla predisposizione dei grandi creditori (una mano l’ha già data anche Mosca), Dissanayake potrà però nuovamente contare su due fattori chiave dell’economia srilankese: il turismo – in ripresa – e le rimesse dei migranti, che il Covid aveva rallentato o, nel caso del turismo, duramente penalizzato.
In copertina il portale della coalizione vincitrice