Se va in guerra anche la scuola

L'opinione di Antonio Mazzeo, insegnante e giornalista, che si occupa di educazione alla pace, al disarmo e alla nonviolenza

di Maddalena D’Aquilio

Abbiamo intervistato Antonio Mazzeo, insegnante e giornalista, che si occupa di educazione alla pace, al disarmo e alla nonviolenza ed è tra i promotori dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università.

In passato hai lavorato a progetti di cooperazione allo sviluppo nei Balcani e in Sud America. Come hanno influito queste esperienze sulla tua attività di insegnante e formatore?

Sicuramente hanno influito tantissimo. Da cooperante ho operato in Bosnia e Albania, Colombia, Cile, Guatemala, Honduras, Uruguay e Cuba. Ho lavorato principalmente a progetti rivolti ai giovani, in collaborazione con partner come organizzazioni non governative locali e centri universitari che lavoravano su problematiche giovanili, particolarmente nei quartieri a rischio. Erano progetti che avevano un legame con la Pedagogia degli oppressi, esperienza di tipo pedagogico fondamentale non solo in America Latina, ma anche per i riflessi che ha avuto dalla fine degli anni ’60, fino ai primi anni ’80 nel continente europeo, soprattutto in Italia. Penso, ad esempio, all’esperienza del MCE (movimento di cooperazione educativa). Buona parte delle attività portate avanti con quei progetti riguardavano i diritti umani, la pace e il disarmo e sono state esperienze fondamentali nella costruzione di buone pratiche…. continua su Unimondo

In copertina:
Albert Anker – “Von Anker bis Zünd, Die Kunst im jungen Bundesstaat 1848 – 1900”, Kunsthaus Zürich (wikipedia)

 

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