di Leonardo Delfanti e Hugh Bohane da Tbilisi
“Non riconosco queste elezioni; queste elezioni non possono essere riconosciute. Sarebbe come riconoscere la subordinazione della Georgia alla Russia.” Con queste parole, la Presidente della Georgia, Salome Zourabichvili, ha infiammato il clima politico del Paese all’indomani dei risultati elettorali del 26 ottobre, che vedono il partito di governo, Sogno Georgiano, vincitore con il 53% delle preferenze. Nella conferenza stampa tenutasi nel palazzo presidenziale, Zourabichvili ha invitato i georgiani a scendere in piazza, denunciando gravi irregolarità e presunte interferenze russe, accuse condivise anche dagli osservatori internazionali dell’OSCE.
Le elezioni parlamentari hanno gettato la Georgia in un clima di incertezza. Secondo Zourabichvili, il processo elettorale sarebbe stato caratterizzato da intimidazioni e tentativi di controllo sui votanti, elementi che rappresenterebbero una “nuova invasione” russa, mirata a riportare la Georgia sotto l’influenza di Mosca. La Presidente ha specificato che le irregolarità documentate includono acquisto di voti, doppio voto e sorveglianza nei seggi elettorali, una pratica che avrebbe creato un clima di paura tra i cittadini. Queste accuse sono state sostenute anche da Iulian Bulai, leader del gruppo di osservatori dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa (PACE), che ha dichiarato: “Abbiamo assistito a un numero significativo di irregolarità, dai voti acquistati alle minacce e intimidazioni.”
L’OSCE ha pubblicato un rapporto critico sullo svolgimento delle elezioni, riportando una serie di abusi e violazioni che, a loro dire, hanno minato la credibilità del voto e suscitato profonde perplessità. La polarizzazione politica del Paese è evidente, e la frattura tra Tbilisi, filoeuropea, e le regioni rurali, tradizionalmente più conservatrici e inclini a sostenere Sogno Georgiano, non è mai stata così marcata.
Bulai, ha elencato diversi problemi critici rilevati durante le elezioni:
• Acquisto di voti e doppio voto: “Durante la nostra osservazione, abbiamo rilevato casi di acquisto di voti e doppio voto prima e durante le elezioni, specialmente nelle aree rurali.”
• Intimidazione degli elettori: “La presenza di telecamere di sorveglianza all’interno dei seggi, presumibilmente installate dal Sogno Georgiano, e di individui all’esterno sembravano monitorare il comportamento degli elettori, creando un clima di paura e intimidazione. La sensazione di essere osservati era palpabile,” ha detto Bulai.
• Terreno di gioco diseguale: Bulai ha sottolineato che un “terreno di gioco diseguale” ha eroso la credibilità delle elezioni, suggerendo che le carenze nei protocolli elettorali abbiano danneggiato la fiducia del pubblico.
• Vandalismo e minacce: Gli osservatori hanno anche riportato casi di intimidazione contro di loro, compreso il vandalismo di un veicolo della squadra del PACE mentre monitorava un seggio elettorale rurale.
La commissione ha dunque concluso che “questi problemi ora devono essere affrontati dalle autorità nell’ambito della procedura di monitoraggio dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa.”
Le reazioni dell’opposizione e della comunità internazionale
In risposta ai risultati ufficiali, l’opposizione ha rapidamente rifiutato la legittimità del voto e ha chiamato i cittadini a protestare. Tra i leader dell’opposizione riuniti ieri sera davanti al parlamento, Giorgi Vashadze ha giurato che nessuno dei partiti rivali di Sogno Georgiano avrebbe riconosciuto le elezioni come valide, chiedendo nuove elezioni sotto il controllo internazionale. Sempre Vashadze ha dichiarato davanti a migliaia di persone radunate a Tbilisi che questa battaglia sarà lunga, ma necessaria per salvaguardare la democrazia in Georgia.
Anche la comunità internazionale ha mostrato preoccupazione per l’evoluzione della situazione. Charles Michel, presidente del Consiglio Europeo, ha invitato la leadership georgiana a garantire un contesto democratico e trasparente, ricordando che l’integrazione della Georgia nel contesto europeo dipende da questi valori.
La Georgia, stretta tra le mire della Russia e il sogno di un futuro in Europa, si trova a un bivio cruciale. Dal 2008, anno della guerra russo-georgiana che ha portato all’occupazione de facto dell’Ossezia del Sud, Mosca ha rafforzato la sua influenza in Georgia, un processo che ha creato divisioni profonde tra coloro che guardano a ovest e chi, invece, teme una seconda invasione dalla Russia. Sogno Georgiano, fondato nel 2012 dal miliardario Bidzina Ivanishvili, mantiene una posizione ambivalente sull’Europa. Da un lato, il partito promette di portare la Georgia nell’Unione Europea entro il 2030, ma insiste nel farlo “alle condizioni dei georgiani”. Questa posizione ha alimentato critiche e sospetti, specialmente a seguito delle recenti leggi anti-LGBTQ+ e anti-Ong, considerate da molti un passo indietro nei diritti civili e nelle libertà fondamentali.
Un Paese diviso
Pochi giorni prima delle elezioni, durante il nostro viaggio nella Georgia rurale, abbiamo osservato una polarizzazione elettorale profonda tra Tbilisi e Gori, la città natale di Stalin e roccaforte del partito di governo, Sogno Georgiano. In questa città, non abbiamo visto alcun manifesto dell’opposizione: il clima appare estremamente conservatore, suggerendo una forma di isolamento dalla capitale. Gori si trova a pochi chilometri dalla linea di confine con l’Ossezia del Sud, formalmente parte della Georgia ma de facto sotto occupazione russa dal 2008. Qui, la presenza militare è evidente, così come un commercio fiorente di auto usate con la Russia. L’influenza di Stalin, raramente criticato, persiste: “D’altro canto ha vinto la seconda guerra mondiale,” ci ha spiegato una ragazzina di 13 anni, entusiasta della nostra visita al museo del leader sovietico.
Rientrando a Tbilisi, tra i sostenitori dell’Europa, abbiamo percepito un senso diffuso di incertezza e paura. Omar, un giornalista minacciato per aver collaborato con ONG europee, ci ha raccontato: “Attorno a me c’è disperazione totale. Ogni giorno mi chiedo se valga la pena restare qui o lasciare il paese.” A differenza di Gori, nella capitale il desiderio di libertà e indipendenza dalla Russia si respira chiaramente, alimentato da un crescente malcontento che spinge molti a scendere in piazza e inneggiare l’Inno alla Gioia
Le tensioni interne e le pressioni esterne spingono la Georgia verso un momento cruciale. Mentre le congratulazioni di Putin e Aliyev al governo in carica alimentano le paure di un ritorno nell’orbita russa, la recente visita ufficiale di Viktor Orbán a Tbilisi rappresenta un’ulteriore approvazione al nuovo corso politico del partito Sogno Georgiano.
Nella conferenza stampa di oggi, Orbán ha dichiarato: “Una cosa è chiara sulle elezioni di questo fine settimana: il popolo della Georgia ha votato per la pace e la prosperità in elezioni libere e democratiche. Siamo qui per sostenere gli sforzi di integrazione europea della Georgia e per rafforzare le nostre relazioni.” Con il Paese in fermento e nuove manifestazioni programmate nei prossimi giorni, il futuro della Georgia resta incerto. Da una parte, l’intervento internazionale e la pressione diplomatica potrebbero orientare il corso degli eventi; dall’altra, sarà la determinazione della popolazione georgiana a decidere se questa elezione rappresenterà una svolta verso l’autodeterminazione o una subordinazione rinnovata.
In copertina graffiti pro Ue nella capitale. Nel testo, manifetanti con la bandiera EU alla protesta del 20 ottobre. Sotto, Il premier ungherese Viktor Orbán e quello georgiano Irak’li K’obakhidze alla conferenza stampa del 29 ottobre. Tutte le foto sono di L. Delfanti