Si ricomincia dal sito

Di Raffaele Crocco

Il mestiere del giornalista è facile. Così facile che non serve essere giornalisti per farlo. Lo dimostra questo progetto: ci lavorano grafici, operatori sociali, professori universitari, esperti di altra natura come dirigenti di associazioni nazionali e internazionali, appassionati, curiosi.

Un mestiere facile, dicevo. Si tratta semplicemente di raccontare le cose, di raccontarle facendole diventare comprensibili, in qualche modo “digeribili” a tutti. Lo si fa onestamente, dicendo come la si pensa, da che parte si sta e perché.

Poi, si racconta appunto. E i fatti che si narrano, quelli, devono esserci, devono essere lì, reali, non debbono essere bugie, manipolazioni, invenzioni.

Poche regole, come vedete. Poche e chiare. Da quando è nato questo progetto, l’Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo, le abbiamo seguite, tutti, giornalisti e non. Si trattasse di scrivere per il volume o per il vecchio sito, il rigore c’era sempre. Abbiamo passato mesi a discutere fra noi, fra tutti, sulle parole, sul loro significato, sul come usarle. E’ nato il glossario che pubblichiamo costantemente e a quello ci atteniamo. Passiamo ore a discutere cosa pubblicare e come raccontare il mondo.

Discussioni che ci hanno portato a cambiare molto, in questi anni. Raccogliere dati, metterli assieme, avere testimonianze, racconti, storie, ci ha portato a pensare sempre più alla guerre come ad un effetto di altri mali, della somma di altri mali. Non è la guerra a causare la rovina: sono la mancanza di diritti, la ricchezza pessimamente distribuita, l’assenza di libertà, uguaglianza, lavoro, la sanità assente e la scuola impossibile a creare le condizioni per la guerra.

Ci sono cause precise dietro ogni singola guerra. Ormai le sappiamo leggere e misurare. Questo nuovo sito è nato per raccontarle. Avevamo bisogno di un contenitore differente, più impegnativo, più completo. Lo abbiamo creato per dare strumenti di valutazione, di riflessione, di conoscenza a chi vuole capire cosa si può fare per fermare la guerra. Ecco, su questo voglio essere chiaro. Noi rivendichiamo il diritto ad essere partigiani, cioè di parte. Siamo e saremo sempre contro la guerra. Tenteremo in ogni modo di spiegare che si può fermare e che si deve fermare. Lo faremo raccontando i fatti, spiegando le ragioni, mettendo in fila ciò che vediamo. Senza distorsioni, bugie o manipolazioni. Giornalisti o non giornalisti, lo faremo. Come sempre.

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