Siria, l’Isil fa ancora paura

L'attacco alla prigione di Sinaa, nel Nord Est, ha messo in luce che il gruppo terroristico è ancora attivo e si sta riorganizzando

“Una tragedia prevedibile che mette in luce la necessità di un’azione internazionale urgente”. Così il funzionario delle Nazioni Unite Vladimir Voronkov ha definito l’assedio della prigione di al-Sina’a nel Nord Est della Siria. Il carcere, preso d’assalto dai jihadisti del gruppo Stato Islamico il 20 gennaio, è tornato sotto controllo delle forze curde dopo giorni di furenti scontri a fuoco tra le Forze Democratiche Siriane (Sdf) a guida curda e i combattenti del gruppo Stato Islamico. Scontri che hanno colpito anche la popolazione civile e provocato la fuga di un numero imprecisato di carcerati.

L’assedio ha rappresentato lo scontro più grande dalla caduta del “califfato” e del ritiro del gruppo terroristico che fino al 2019 occupava parti significative della Siria e dell’Iraq. Un atto che, come ribadito dal segretario generale Antonio Guterres e da molti osservatori evidenzia che la minaccia dell’Isis sta crescendo, anche in Siria, dove secondo Voronkov, è organizzata in piccole cellule “nascoste nel deserto e nelle aree rurali” che si spostano attraverso il confine tra Iraq e Siria per evitare la cattura.

Bambini detenuti

Il carcere di Sinaa nella città di Hasaka deteneva 3.000 dei combattenti Isil e circa 850 bambini, arrestati durante le campagne sostenute dagli Stati Uniti che hanno cacciato il gruppo terroristico dalla Siria nel 2019.

Human Rights Watch e altre organizzazioni  per i diritti umani hanno a lungo criticato le forze a guida curda che controllano vaste aree del nord-est della Siria per aver tenuto bambini in prigioni sovraffollate e improvvisate in condizioni disumane. Prima dell’attacco, Human Rights Watch stimava che le Sdf detenessero nella prigione circa 12.000 uomini e ragazzi sospettati di affiliazione all’Isil, inclusi da 2.000 a 4.000 stranieri provenienti da circa 50 paesi.

Liberare i detenuti: la strategie di Isil

Prendere di mira le carceri con l’obiettivo di liberare i propri membri detenuti non è una nuova tattica per il Gruppo Isil, anzi risale (come ricordato da Al Jazeera) alle origini dell’attività terroristica tra le fila di al-Qaeda in Iraq.

Nel novembre 2021 sono stati 14 gli attacchi rivendicati dall’ISIL per liberare il carcere di al-Sina’a, che sono stati sempre sventati dalle Sdf. Secondo l’Unicef la recente violenza ha costretto quasi 45.000 persone nella zona a fuggire. La maggior parte sono donne e bambini, alcuni dei quali sono stati sfollati più volte nel corso degli anni.

Un ulteriore nemico: il gelo

Come se non bastasse la Federazione internazionale delle società della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa, il 27 gennaio, ha avvertito che in Siria si sta verificando il più alto livello di bisogni umanitari acuti mai registrato perché, oltre a tutte le crisi in corso, questo è uno degli inverni più freddi dell’ultimo decennio, con tempeste di neve e temperature sotto lo zero. Secondo le Nazioni Unite, 14,6milioni di persone ha bisogno di sostegno, 1,2milioni in più rispetto al 2021, mentre 6,9milioni di persone sono sfollate. Hassakeh, teatro delle recenti violenze, è una delle regioni più colpite con temperature sotto lo zero: la neve ha coperto anche il campo di Al-Hol, che ospita più di 60mila sfollati.

“La situazione in Siria è peggiore che mai – ha dichiarato Mads Brinch Hansen, capo della Federazione in Siria – Il prezzo dei beni di prima necessità come cibo e carburante è salito alle stelle, rendendoli inaccessibili per la maggior parte delle persone, le escalation di violenza si stanno intensificando e il Covid-19 continua a rappresentare un onere aggiuntivo per le comunità. Allo stesso tempo, i finanziamenti per gli attori umanitari si stanno riducendo”.

Il 90% della popolazione in Siria vive al di sotto della soglia di povertà e il 70% si trova ad affrontare una grave carenza di cibo. Nel 2021, inoltre, la Siria ha dovuto affrontare la peggiore siccità degli ultimi 50 anni.

di Red/Al.Pi.

*In copertina un fotogramma dei combattimenti in un video diffuso via Twitter da Ypg Presso Office

 

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