Spari, scoppi e morti di un tranquillo ferragosto

di Raffaele Crocco 

Spari, scoppi e morti di un tranquillo ferragosto

Era un qualsiasi, tranquillo, ferragosto di pace. Leggete che bollettino.

Iraq.

Il consiglio dei ministri degli Esteri dell’Unione Europea, a Bruxelles, ha accolto con “favore” la decisione di alcuni stati membri di armare i curdi iraqueni che combattono i miliziani dell’Isis, il neo creato califfato musulmano. Intanto, in Iraq, continuano i combattimenti, durissimi, fra i peshmerga curdi e i miliziani islamici. Sul monte Sinjar, la minoranza Yazida resta sotto assedio, trecento i morti accertati. Gli Stati Uniti continuano i loro raid aerei per sostenerla, attaccando gli integralisti. A Baghdad, il primo ministro iracheno Nouri al-Maliki ha accettato di farsi da parte – dopo la crisi di queste settimane – e di appoggiare il suo successore alla guida del governo, Haidar al-Abadi,

Ucarina

Il governo di Kiev ha confermato l’incursione, l’altra sera, di una colonna militare russa sul proprio territorio.  Sono passati – i soldati russi – da un posto di frontiera a Izvariné,  controllato dai separatisti a loro favorevole, nell’Est  del paese. L’artiglieria dell’esercito avrebbe distrutto gran parte della colonna di automezzi blindati per il trasporto delle truppe. L’Fsb, cioè i Servizi di sicurezza russi), negano vi sia stata alcuna invasione, conferma che reparti mobili di militari delle Guardie di Frontiera sono state dislocate nelle immediate vicinanze del confine con l’Ucraina per tutelare la popolazione.  I civili morti oggi, negli scontri, sarebbero comunque 11.

Libia

Gli scontri per il controllo della capitale – Tripoli – continuano da giugno, con le delegazioni straniere in fuga. Quattro giorni fa, il Parlamento libico, riunito a Tobruk, ha approvato all’unanimità un ordine di scioglimento – teorico – delle bande e armate e delle milizie irregolari. Non si vede chi, in realtà, potrà fermare gli scontri. Da Bruxelles, oggi, i ministri degli Esteri europei chiedono un intervento unitario.

Gaza

Tiene a fatica la tregua proclamata sei giorni fa. Le fazioni radicali israeliane e palestinesi non gradiscono i tentativi di pace in corso, protestano. Il leader politico di Hamas, Khaled Meshal , non ha potuto raggiungere il Cairo, in Egitto, dove si discute di cessate il fuoco. Da Gaza sono stati sparati razzi verso il Neghev e la tv di Hamas ha trasmesso  immagini che mostravano la ripresa della produzione di razzi M-75, capaci di colpire Tel Aviv. Giorni di delusione quindi per chi vive a Gaza – Hamas aveva promesso che i sacrifici del mese scorso avrebbero portato all’abolizione del blocco alla Striscia – e per gli israeliani  del Neghev,  a cui l’esercito aveva detto nei giorni scorsi che la zona era sicura.

Nigeria

I miliziani integralisti islamici di Boko Haram – gli stessi che hanno rapito e mai rilasciato centinaia di studentesse due mesi fa –   avrebbero sequestrato  “decine di persone” fra le comunità di pescatori nel nord-est della Nigeria. Parte degli ostaggi sono stati caricati  su barche che hanno attraversato il Lago Ciad. Domenica scorsa molte persone sarebbero state uccise  in un raid nella regione di Kukawa, nello Stato di Borno, una delle roccaforti dei terroristi islamici.

Mi fermo qui, con l’impressione di aver assistito ad un cinegiornale dell’Istituto Luce negli anni della Seconda Guerra Mondiale. In poche righe, si racconta il mondo. Ho tralasciato la Siria, la repubblica Centrafricana, il Sudan, il Sud Sudan, l’India e il Pakistan, solo per citare alcuni, altri luoghi di questa guerra permanente, che resta mondiale.

In fondo, questo, è solo un breve diario di ferragosto. Come si diceva, di un tranquillo ferragosto di pace.
 

 

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