Strage elettorale

Nel giorno del rientro in Pakistan dell'ex premier Nawaz Sharif - arrestato all'aeroporto - due attentati insanguinano la vigilia del voto del 25 luglio. Lo Stato islamico rivendica quello  in Belucistan con oltre un centinaio di vittime

Sono due le stragi nel medesimo giorno che insanguinano il venerdi di ieri: in uno dei due attentati il bilancio supera i  100 morti e i 200  feriti. Avvengono  nella stessa giornata in cui l’ex premier  pachistano Nawaz Sharif viene arrestato all’aeroporto di Lahore  al suo rientro in patria con la figlia da Londra e  in una cornice di attentati quasi quotidiani che si verificano in Pakistan dall’inizio di luglio. E che fanno temere un’escalation della violenza a un pugno di giorni dal voto.

Sangue sulla vigilia elettorale

E’ un clima infuocato dunque  quello delle elezioni parlamentari in agenda per il 25 luglio in Pakistan tra meno di due settimane in una preoccupante escalation di violenza politica. Il primo attentato del venerdi di sangue è avvenuto ieri mattina a Bannu, nella provincia di Khyber Pakhtunkhwa al confine con l’Afghanistan, con un attacco a un convoglio dell’ex chief minister Akram Khan Durrani del partito religioso Jamiat Ulema-e Islam (F). Se l’è cavata ma 4 persone sono state uccise (senza rivendicazione); oltre trenta i feriti. La strage maggiore è però arrivata più tardi in Belucistan, preceduta la notte prima da un attentato che aveva ferito due persone vicino all’ufficio del Balochistan Awami Party (Bap), nel mirino dei terroristi. Venerdi hanno colpito duro, causando un’esplosione in un luogo pubblico nel distretto baluci di Mastung: un bilancio provvisorio era ieri sera di almeno 128 morti e oltre 200 feriti. L’attacco suicida è stato rivendicato dallo Stato islamico.

Arrestato l’ex premier all’aeroporto

Tra i morti c’è anche il leader politico Nawabzada Siraj Raisani, candidato di questo recente partito federalista nato da una costola della Pakistan Muslim League, a sua volta divisa in correnti, la cui fazione maggioritaria fa capo all’ex premier Nawaz Sharif, preso in custodia ieri al suo arrivo da Londra all’aeroporto di Lahore da agenti del National Accountability Bureau. Lo devono scortare in prigione dove Nawaz e sua figlia Maryam, con lui sul volo, dovranno scontare 10 e 7 anni di galera dopo la condanna per lo scandalo detto Panamagate (corruzione, appropriazione indebita e altri capi di imputazione). La Corte suprema aveva costretto Nawaz a dimettersi.

Una lunga scia di sangue

In questo clima politico infuocato che precede il voto, la violenza, sia terroristica, sia di forze anonime, si sta facendo sentire da settimane: il 10 luglio un kamikaze del Tehreek e Taleban Pakistan (Ttp o talebani pachistani) ha ucciso vicino a Peshawar il leader del partito secolarista Awami National Party, Haroon Bilour, con altre 19 persone (il Ttp aveva già ucciso il padre nel 2012). Il 7 luglio un candidato del Muttahida Majlis e Amal (Mma) è stato ferito con altri sempre a Bannu mentre gli inizi del mese hanno registrato un attacco al Pakistan Tehreek-i-Insaf (Pti) – partito dell’ex cricketer Imran Khan – nel Nord Wazirista (10 feriti).

Nell’immagine di copertina, un fotogramma di Geo Tv sull’attentato in Belucistan. Sotto: Nawaz Sharif

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