In Sudan, le forze armate ufficiali hanno dichiarato di aver preso il controllo della seconda città del Paese, Omdurman, precedentemente controllata dai ribelli delle Rapid Support Forces (Rsf), e situata sulla sponda opposta del Nilo rispetto alla capitale Khartoum. Anche altri territori già in mano all’Rsf, (Mansoura, Murabaat e Elfitihab) sarebbero passati nelle mani dell’esercito.
Questo, mentre gli Stati uniti hanno appena accusato ufficialmente l’Rsf di genocidio, imponendo sanzioni al suo leader, Mohamed Hamdan “Hemedti” Dagalo. Ma, secondo quanto riportato dal rapporto della Missione indipendente delle Nazioni unite, entrambe la parti in conflitto, entrato nel 21° mese, si sono rese colpevoli di crimini di guerra, tra cui, come confermato da Medici senza frontiere, stupri di massa e riduzione a schiavitù sessuale delle donne investite dal conflitto.
Quella sudanese é al momento la più grave crisi umanitaria determinata dalla guerra. L’Unhcr, agenzia dell’Onu per i rifugiati, calcolava in 11.5 milioni il numero di persone in fuga dal conflitto, di cui 8.5 all’interno del Sudan, oltre a 1.2 milioni in Egitto, mentre le altre centinaia di migliaia fra Ciad, Sud Sudan, Libia, Uganda e Etiopia.
Per ora, tutti i tentativi di pace, che hanno coinvolto l’Unione africana, gli Usa, l’Egitto e la Svizzera, non hanno avuto alcun effetto. Secondo quanto dichiarato dal rapporto della Missione indipendente dell’Onu l’unica soluzione sarebbe quella dell’intervento di una forza di interposizione armata sotto bandiera delle Nazioni unite. Soluzione che, nello scenario attuale appare poco probabile.
*In copertina immagine da wikipedia, il ponte sul Nilo che collegava Khartoum con Omrudman, oggi distrutto dal conflitto