di Teresa de Mauro
Da sabato gli ingressi del Parlamento georgiano a Tbilisi, sono stati bloccati dagli accampamenti dei manifestanti. Tende, legna per scaldarsi, cibo. C’è tutto quel che serve per garantire un presidio continuo. Dopo la bocciatura dell’emendamento che avrebbe garantito il passaggio da un sistema elettorale di tipo misto (maggioritario e proporzionale) ad uno di tipo interamente proporzionale lo scorso 14 Novembre, in migliaia sono scesi in piazza per chiedere le dimissioni dell’attuale governo ed elezioni anticipate.
A rincarare la dose d’insoddisfazione dei manifestanti, si è aggiunta la promessa fatta dal leader del partito di maggioranza “Sogno Georgiano”, Bidzina Ivanishvili, a seguito dei violenti scontri avvenuti nella capitale quest’estate. Ivanishvili infatti, aveva personalmente promesso di impegnarsi affinché fosse votata la legge a favore del sistema proporzionale e venisse eliminata la soglia di sbarramento. Al momento della votazione, per approvare la riforma, sarebbero stati necessari 113 su 150 voti totali, ma ne sono stati raggiunti solo 101: tre membri del partito di Ivanishvili hanno votato contro e in 46 dello stesso partito si sono astenuti o non hanno espresso il proprio voto. Secondo quanto riporta OC Media, dopo il fallimento della votazione, il leader del partito avrebbe dichiarato di essere stato a favore delle modifiche, ma di non essere stato sufficientemente capace di convincere i suoi seguaci. La dichiarazione non ha però convinto gli oppositori che si sono subito mobilitati.
Cosa è successo. Lunedì mattina i manifestanti accampati di fronte al parlamento, sono riusciti a bloccare l’entrata di tre parlamentari, ma nel primo pomeriggio la polizia è intervenuta a smantellare l’area. I poliziotti in tenuta antisommossa hanno circondato il presidio lanciando, prima di intervenire, numerosi avvertimenti ai manifestanti, incitandoli ad abbandonare l’area. Non appena la polizia ha cominciato ad avanzare i manifestanti si sono seduti in fila gridando “Georgia” e rifiutando di spostarsi dall’entrata dell’edificio. In centinaia sono stati allontanati con forza e con l’utilizzo d’idranti. La stessa operazione è stata messa in atto per smantellare le ultime tende rimaste di fronte all’ingresso principale, in via Rustaveli, arteria della capitale. Secondo la dichiarazione del Ministero dell’interno 37 persone sono state detenute durante gli scontri, mentre 4 sarebbero i feriti. Il dispiegamento di poliziotti era ancora in procinto di spingere i manifestanti verso la piazza principale, Piazza della Libertà, quanto sono arrivati gli operai comunali a ripulire l’area.
Qualche risposta. In una dichiarazione congiunta il giorno precedente gli scontri, l’ambasciata americana e la delegazione europea avevano incitato il governo a ricostruire la fiducia tramite un dialogo pacifico con l’opposizione. Khakha Khaladze, segretario generale del partito “Il Sogno Georgiano” e sindaco di Tbilisi non si è mostrato aperto al dialogo e alla rivisitazione del fallito pacchetto elettorale, convinto che dietro alle proteste ci fosse il partito “Movimento Nazionale Unito” fondato dall’ex presidente Mikheil Saakashvili.
Dopo gli scontri avvenuti ieri pomeriggio lo stesso Khaladze ha risposto “Le libertà di parola ed espressione sono protette in Georgia, ma l’azione dell’opposizione è andata oltre la legge. Abbiamo avvertito per due giorni i manifestanti che fosse illegale bloccare le entrate del parlamento, ma una volta che si sono resi conto di non avere abbastanza supporto, hanno cercato di aggravare la situazione fino a condurre il processo verso atti distruttivi ed illegali”.
L’ambasciatore italiano a Tbilisi, Antonio Enrico Bartoli, dopo un incontro con l’opposizione ha dichiarato che il ritardo nel cambiamento dell’attuale sistema elettorale verso uno di tipo proporzionale porta con sé sfiducia e delusione. Le prossime elezioni politiche sono previste nel 2020. Il sistema elettorale auspicato, oltre a consentire maggiore pluralità partitica, permetterebbe la costituzione di un’opposizione più forte e di una più veritiera rappresentanza parlamentare.