Torna l’equilibrio del terrore? Il punto

Nel Risiko mondiale, lo strumento nucleare è tornato prevalente e di moda, nel silenzio e nella scarsa coscienza dell’opinione pubblica del pianeta

di Raffaele Crocco

La garanzia di equilibrio dei poteri nel Mondo è negli arsenali nucleari. Siamo tornati a questa dottrina, poco confessata, ma applicata da tutti. L’unico leader mondiale a professarla apertamente sembra essere Vladimir Putin, che in settimana ha confessato di “prevedere di continuare a sviluppare gli armamenti nucleari russi”. Nel Risiko mondiale, lo strumento nucleare è tornato prevalente e di moda, nel silenzio e nella scarsa coscienza dell’opinione pubblica mondiale. Le proteste degli anni ’80 del secolo scorso, quelle di massa e di piazza per impedire “l’olocausto nucleare”, sembrano archeologia. I capi di Stato e i politici, anche europei, nella quasi totale assenza di un’opposizione civile, immaginano di investire somme enormi in nuove armi di distruzione globale, per garantire equilibri internazionali e deterrenza. Deterrenza che resta teorica, perché ad oggi le guerre proseguono, violente.

Sul fronte della guerra fra Ucraina e Russia gli scontri restano accesi. Mentre continuano i bombardamenti su installazioni e infrastrutture civili, gli osservatori militari danno per falliti i contrattacchi ucraini ad est di Volchansk, con gravi perdite ucraine nella brigata 36ma dei fanti di marina e della 82ma brigata aviotrasportata. E’ stato colpito un centro di comando ucraino nella zona di Kupiansk. Intanto, i russi hanno conquistato la scorsa settimana Georgevka e hanno raggiunto la periferia di Maksimilianovka. La situazione appare sempre più complessa e difficile per Kiev e questo preoccupa i vertici Nato. L’Alleanza, per altro, ha finalmente trovato l’accordo per il sostituto di Stoltenberg nel ruolo di segretario generale. Come ampiamente previsto, è l’ex premier dei Paesi Bassi, Mark Rutte. Considerato un mago della negoziazione, celibe, protestante, frugale nella vita privata e in quella pubblica, Rutte è considerato un ultraconservatore e questo avrà certamente un peso sulle scelte della Nato.

Alleanza che, in questa fase storica, resta pericolosamente centrale e che sta determinando sempre più le scelte dei singoli governi o delle grandi organizzazioni, come l’Unione Europea. La prova viene dall’approvazione, da parte del Parlamento europeo, del nuovo regolamento sulla rete TEN-T, cioè l’insieme dei progetti stradali e ferroviari che collegano i vari Paesi dell’Unione. Stiamo parlando di uno degli ultimi atti politici della vecchia assemblea legislativa, quella precedente alle elezioni dello scorso giugno. Bene: nelle nuove linee, c’è una norma che impone ai Paesi di adeguare i nuovi, futuri, progetti alle esigenze militari per il trasporto di uomini e mezzi. Una scelta che gli eurodeputati hanno fatto guardando alla Russia, considerata la “grande nemica” e adattando, quindi, i trasporti alle eventuali esigenze di portare truppe e mezzi ai confini orientali.

Più distante, nel Vicino Oriente, continuano il massacro dei Palestinesi e la politica aggressiva di Israele, che sta ormai allargando il conflitto al Libano, per colpire e distruggere le basi di Hezbollah. Lo scudo aereo israeliano, Iron Dome, su quel fronte, sembra fragile e il governo Netanyahu reagisce intensificando i raid sul Libano e spostando truppe. Poco distante, nel mar Rosso, l’offensiva degli sciiti Houthi in nome della solidarietà ai sunniti palestinesi non si placa. Le navi filoisraeliane vengono colpite da missili e droni, bloccando il traffico da e per il canale di Suez. Dallo Yemen, gli Houthi riescono ormai a colpire lontano: una nave è stata colpita a 300miglia ad est della Somali. Un disastro economico che il colosso danese dello shipping, Maersk, prevede possa proseguire per tutto l’anno, con un calo della capacità di trasporto di merci fra Asia ed Europa che potrebbe diminuire anche del 20%.

Mentre ciò accade, si aprono nuove finestre in vecchi scenari del confronto fra “filoamericani” e “antagonisti”. Nella penisola coreana, il dittatore Kim ha ribadito il pieno appoggio anche militare alla Russia e ha deciso di alzare un nuovo muro al confine con la Corea del Sud, mettendo a rischio il vecchio e fragile armistizio Seul. Nel mar della Cina, Pechino mostra i muscoli per rispondere alla fornitura di armi a Taiwan da parte degli Stati Uniti. Jet e navi cinesi sono in parata davanti all’isola. “Le armi cedute da Washington – dicono dal governo cinese – la trasformano in una polveriera”.

Tags:

Ads

You May Also Like

Il lungo respiro del Covid

Olivier Turquet recensisce il saggio-inchiesta  sulla pandemia di Vittorio Agnoletto: dalla Lombardia all'Europa

La guerra e le armi. Un libro dell’Atlante

Un saggio di Raffaele Crocco ed Emanuele Giordana. Anche in libreria

di Raffaele Crocco “La nuova chiamata alle armi”. Lo abbiamo scritto Emanuele Giordana e ...

Un camper nei conflitti: Myanmar/Italia

L'appuntamento settimanale col podcast di InPrimis, Unimondo, atlanteguerre

Un camper nei conflitti è un podcast settimanale realizzato con una collaborazione di Associazione culturale inPrimis, Atlante ...