Paramilitari e forze irachene e curde si sono macchiate di violazioni di diritti umani e crimini di guerra nei confronti di chi fuggiva dal sedicente Stato Islamico.
A denunciarlo Amnesty International in un rapporto presentato martedì 18 ottobre dal titolo “Uccisi per i crimini di Daesh: violazioni dei diritti umani contro gli sfollati iracheni ad opera delle milizie e delle forze governative”.
Il rapporto, composto da oltre 470 interviste a ex detenuti, testimoni, familiari di persone uccise, scomparse o in prigionia, funzionari, attivisti, operatori umanitari, si riferisce alle violazioni commesse tra maggio e del giugno 2016 per riconquistare Falluja e le zone limitrofe.
Attacchi per vendetta e discriminazioni di ogni tipo verso degli arabi sunniti sospettati di essere stati complici dell’Is sono riportati nelle pagine del rapporto.
Rapimenti e le uccisioni di massa nella zona di Falluja non sono stati episodi isolati. In tutto il paese, migliaia di arabi sunniti sono stati sottoposti a sparizioni forzate e torture. Nella maggior parte dei casi, sono stati fatti sparire dopo che si erano consegnati alle forze filo-governative o dopo essere stati catturati nelle loro abitazioni, nei campi per sfollati o a posti di blocco lungo le strade. Secondo un parlamentare, dalla fine del 2014 le Brigate Hizbullah hanno rapito fino a duemila uomini solo al posto di blocco di al-Razzaza.
Tutti i maschi in fuga dalle zone controllate dall’Is e considerati in età da combattimento sono stati sottoposti a brutali controlli. Il rapporto di Amnesty International denuncia il costante ricorso alla tortura nei centri usati per i controlli di sicurezza.
Amnesty International ha trasmesso le conclusioni del proprio rapporto alle autorità irachene e curde il 21 settembre. Le prime non hanno risposto, le seconde le hanno smentite.
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