Uccisa la ‘voce degli oromo’: scontri in Etiopia

Le proteste seguite alla morte del cantante Hachalu Hundessa hanno provocato almeno 240 vittime. Si teme la ripresa del conflitto tra comunità

Sono almeno 240, secondo il bilancio pubblicato dalla polizia l’8 luglio, le persone morte in Etiopia durante le proteste seguite all’uccisione di un noto cantante e attivista, Hachalu Hundessa avvenuto il 29 giugno ad Addis Abeba. L’artista 34enne era considerato la ‘voce degli Oromo’, ma era apprezzato anche dagli etiopi di altre comunità.

Durante le manifestazioni antigovernative che attraversarono il Paese tra il 2015 e il 2018 e che portarono al potere l’attuale premier Abiy Ahmed, Hundessa aveva denunciato l’emarginazione economica e politica degli oromo, nonostante formino il gruppo più numeroso del paese.Negli anni duemila le autorità hanno fatto incarcerare migliaia di oromo. Anche Hachalu ha passato cinque anni in carcere perché sospettato di avere legami con il Fronte di liberazione oromo, un partito politico fuorilegge. Proprio gli anni passati in carcere a causa di accuse infondate convinsero Hachalu a diventare la voce delle sofferenze degli oromo.

Nei giorni successivi all’omicidio moltissimi suoi sostenitori sono scesi nelle strade di diverse città del Paese, che secondo gli osservatori rischia ora il riacuirsi delle tensioni interetniche. Il 30 giugno migliaia di persone sono scese in piazza vicino all’ospedale St. Paul di Addis Abeba, dov’era si stava svolgendo l’autopsia sul musicista. Le immagini del corteo funebre improvvisato sono state trasmesse dal vivo dal canale locale Oromia media network (Omn). Poco dopo la diretta, polizia ha fatto irruzione negli uffici dell’emittente e arrestato alcuni collaboratori. Durante queste giornate internet è stato oscurato e le forze di sicurezza hanno arrestato giornalisti ed esponenti politici della comunità oromo.

Anche se il Paese è unificato politicamente, la convivenza delle circa centomilioni di persone, di ottanta gruppi diversi, non è e non è stato semplice. Secondo l’ultimo rapporto dell’Internal Displacement Monitoring Center e dell Norwegian Refugee Council, le persone che sono fuggite dalle proprie abitazioni a causa di questa tipologia di contrasti sono circa 2,9 milioni.

Anche a livello politico ed economico la situazione non è semplice in Etiopia. Causa pandemia le elezioni presidenziali previste per aprile, sono state posticipate a agosto e poi rinviate a data da stabilire. Queste votazioni sarebbero dovute essere la prima prova per il premier Abiy e le sue riforme.

 

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