Ue armata, settecento firme dicono no

Alcune centinaia di ricercatori e studiosi si oppongono al programma di ricerca militare dell'Unione europea con la petizione “Researchers for peace”

E’ stata lanciata oggi da una coalizione di organizzazioni del mondo scientifico e del pacifismo l’iniziativa di respiro europeo Researchers for Peace*. Ne dà notizia Rete Disarmo spiegando che oltre 700 scienziati e accademici, la maggior parte provenienti da 19 dei 28 Paesi membri dell’UE, hanno firmato una petizione online con un testo che invita l’Unione Europea a interrompere il finanziamento della ricerca militare. Chiedono anche ai loro colleghi nella comunità scientifica e di ricerca di unirsi all’iniziativa esprimendo il proprio sostegno e prendendo posizione.

I 700 ricercatori mettono in guardia rispetto alle conseguenze del programma di ricerca e sviluppo per la tecnologia di nuovi armamenti in discussione a Bruxelles il 28 (nella riunione non si parlerà solo di migranti): la Ue sta infatti definendo il prossimo ciclo di budget ordinario mettendo in previsione diversi miliardi di euro a favore della ricerca militare e lo sviluppo di armamenti. Si tratta del Fondo europeo di Difesa che si prevede possa riversare oltre 13 miliardi di euro in ricerca e sviluppo militari. “L’istituzione di un programma di ricerca militare all’interno dell’Unione Europea porterà ad un’accelerazione senza precedenti nella militarizzazione dell’UE”, afferma il dottor Stuart Parkinson, direttore esecutivo di Scientists for Global Responsibility. “Investire fondi Europei nella ricerca militare non solo sposterà enormi risorse da aree di spesa direttamente dedicate alla pace, ma probabilmente alimenterà una nuova corsa agli armamenti minando la sicurezza sia in Europa che altrove”.

Le tecnologie militari che vengono sviluppate oggi sono quelle che daranno la forma alle guerre del futuro. L’Unione Europea ha già iniziato a sviluppare sistemi di armi letali autonome nell’ambito dell’Azione preparatoria sulla ricerca in materia di difesa definita nel 2017. Nonostante gli avvertimenti sia della comunità scientifica che dello stesso Parlamento Europeo, le decisioni relative allo sviluppo di sistemi militari autonomi sono state prese senza alcun dibattito pubblico.

I ricercatori che sostengono “Researchers for Peace” – ricorda Rete Disarmo – temono inoltre che il programma di ricerca e sviluppo militare possa andare a sottrarre finanziamenti attualmente destinati ad altre aree di ricerca. “L’Europa ha una lunga tradizione di innovazione scientifica e i programmi di ricerca dell’UE hanno dimostrato di essere un potente strumento politico, ma l’Europa deve fare delle scelte su quale sia la tipologia di ricerca che intende finanziare: ogni euro può essere speso una sola volta”, sottolinear Jordi Calvo Rufanges dal Centre Delas di ricerca sulla Pace di Barcellona.
“Invece di fornire finanziamenti per nuove tecnologie militari, l’Unione Europea dovrebbe sostenere in maniera forte e coraggiosa ricerche innovative che possano aiutare ad affrontare le cause profonde dei conflitti contribuendo nel contempo alla risoluzione pacifica dei conflitti”, aggiunge Francesco Vignarca Coordinatore della Rete Italiana per il disarmo, partner della mobilitazione “Researchers for Peace”.

* Researchers for Peace è una campagna promossa e condotta dalla Rete europea contro il commercio di armi ENAAT (European Network Against Arms Trade) e da International Network of Engineers and Scientists for Global Responsibility, International Peace Bureau, Vredesactie (Paesi Bassi), Scientists for Global Responsibility (Regno Unito), Centre Delàs d’Estudis per la Pau (Spagna), Rete Italiana per il Disarmo (Italia) e Science Citoyenne (Francia).

L’immagine di copertina è tratta da European Data Journalism Network

Tags:

Ads

You May Also Like

Tra i più deboli in guerra contro il virus

“L’impatto del Covid19 può essere fortemente aggravato dalle condizioni sociali, economiche e ambientali di chi vive senza un tetto, in baraccopoli, campi rom, carceri. In Italia è il caso di Foggia o Roma. All’estero un esempio sono i rifugiati ammassati sul confine turco-greco”. La testimonianza di un medico di Intersos. In prima linea

di Elia Gerola “L’emergenza è più forte tra le fasce deboli, ad esempio nelle baraccopoli ...

Nigeria al voto tra esodi e violenza

Migliaia di morti e di sfollati in un Paese sempre più costretto alla fuga. Alcune delle situazioni più critiche mentre si aspetta di sapere chi sarà eletto alla guida dello Stato

In Nigeria, mentre a una settimana dalle elezioni del 16 febbraio, si continua a morire. Uno ...

Oggi la giornata delle fasce bianche

Il prossimo 31 maggio, alle 17.30, nel chiostro del cortile di palazzo Thun a Trento. Saremo lì, con le nostre fasce bianche al braccio.

    Lo facciamo da anni. Lo ripeteremo oggi il 31 maggio, alle 17.30 ...