Un Mondo multipolare è un Mondo migliore

L'editoriale del direttore

di Raffaele Crocco

Ha ragione chi dice che Donald Trump è molto meno sprovveduto di quanto lo si voglia far apparire. C’è qualcosa di insano in questa diffusa ostinazione a considerare “stupido” tutto ciò che non rientra nel nostro modo di vedere le cose o “inadeguato” chiunque abbia progetti di Mondo differenti.

Trump, ci piaccia o meno, sta facendo l’unica cosa che può fare per garantire la sopravvivenza agli Stati Uniti: smettere di essere il “gendarme del Mondo”, il garante dell’ordine e tornare a fare una sana, vecchia, continua, guerra di posizione per conquistare fette di mercato e arricchire il proprio sistema. Analisi cinica? Si, lo è, ma è anche l’unica. Fare i poliziotti globali è un lavoro costosissimo e fondamentalmente inutile. Impossibile controllare le dinamiche di un Pianeta che ha 7miliardi e 500milioni di abitanti e 193 Stati. Difficile poter regolare il traffico di economia, politica e informazioni in un Mondo che ha tecnologie avanzate e rapide, che consentono spostamenti veloci e invii di notizie e dati in tempo reale. Non si può fare, è inutile.

Trump non lo fa perché è buono. Lo fa perché si ritrova con le casse dello Stato smunte da venticinque anni di guerre ininterrotte e ovunque. Guerre che, per di più, spesso non si sono ancora concluse e non hanno portato risultati concreti, tangibili. Così, va via, chiude bottega. Si ritira dalla Siria, sempre più provincia russo – iraniana e annuncia di volersene andare anche dal resto del Medio Oriente, per concentrarsi su quei pezzi di Mondo – e di mercato – che gli interessano: l’Estremo Oriente e la nuova Europa dell’Est, quella dei Paesi di Visegrad, per capirci). Qui inizia il paradosso: per anni abbiamo chiesto il ritorno a casa delle truppe, la fine delle guerre, una politica di non ingerenza nei fatti altrui. Ora che Washington ha deciso di limitare gli interventi siamo – smarriti – a chiederci: ma come? Cosa fanno? Abbandonano il Mondo al proprio destino? Non ci rendiamo conto – non vogliamo o non sappiamo – dell’opportunità che stiamo vivendo.

Il Mondo è diventato multipolare. Ci sono più luoghi di “esercizio del potere” e di influenza economica. C’è la Cina, diventata la grande potenza economica mondiale, che però è distante dall’avere il controllo del Pianeta. Pensate: quando attorno al 1850 l’Inghilterra iniziò la guerra dell’oppio contro Pechino, la Cina era considerata una nazione finita, morta, eppure controllava quasi il 33 per cento del commercio mondiale. Oggi, viene percepita come lo Stato più potente del Pianeta, eppure solo il 12 per cento del commercio è made in China. E’ tornata alla ribalta la Russia, più come forza militare e politica, che come realtà economica, ancora debolissima. Stanno emergendo potenze regionali importanti come Turchia, Brasile, Sud Africa, India. Manca l’Europa, la cui Unione è sempre più traballante, ostaggio dell’assenza di una vera politica comune.

Un Mondo con tanti poli, quindi. E’ positivo. Significa – e non solo in teoria – una ricchezza più distribuita, possibilità più diffuse, con più persone coinvolte. E’ vero, significa anche alzare il possibile livello di conflitto, aumentarne la diffusione. Ma i conflitti possono essere affrontati e risolti seguendo le regole che la comunità internazionale cerca di darsi. Soprattutto, si possono risolvere se la politica, il diritto, tornano a governare le umane cose, rimettendo nella giusta posizione finanza e economia. Un Mondo multipolare, con tecnologie non censurabili o controllabili e informazioni e conoscenze che si espandono e arrivano ovunque e a chiunque, è la miglior garanzia per regolare i conflitti e diminuirne la portata.

Diventa un Pianeta in cui tutti si muovono sul medesimo piano, con la stessa dignità. Un Mondo senza un gendarme, senza un solo padrone, è destinato a confrontarsi alla pari o quasi. E’ comunque un Mondo migliore: non dobbiamo averne paura.

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