Chiudere la prigione americana di Guantanamo e perseguire i responsabili delle torture e delle violazioni dei diritti umani. Con questi obiettivi è partita alla fine di agosto la “campagna Guantanamo” lanciata dall’associazione Peacelink. La campagna, alla quale l’Atlante delle guerre ha aderito, si rivolge al presidente del Consiglio Mario Draghi e ai parlamentari italiani ed europei perché facciano pressione sul governo Usa e lo richiamino al rispetto dei diritti umani. “I reclusi – scrivono i promotori – non sono classificati dal governo USA come prigionieri di guerra né come imputati di reati ordinari; vengono torturati e trattenuti a tempo indeterminato in assenza di un processo equo e senza cure mediche adeguate”.
Il presidente Usa Joe Biden aveva preso l’impegno, durante la campagna elettorale del 2020, di chiudere la prigione. Al momento restano 39 detenuti a Guantanamo Bay, tra cui Moath al-Alwi, catturato dalle forze pachistane vicino al confine con l’Afghanistan nel dicembre 2001 e consegnato all’esercito degli Stati Uniti. Negli anni si stima siano stati quasi 800 le persone detenute nelle celle e nelle camere di tortura della prigione speciale della base di Guantanamo a Cuba.
L’approfondimento dell’Atlante delle guerre sulle ultime vicende di Guantanamo