Verso la fine dell’era Mugabe

L’annuncio delle forze armate sulla stampa non pare lasciare dubbi: in Zimbawe è in corso un colpo di stato, o quantomeno una ‘transizione’ al potere non democratica.

L’esercito ha infatti annunciato di avere in custodia il presidente Robert Mugabe, 93 anni, al potere ininterrottamente dal 1987, e la moglie Grace. “La loro sicurezza è garantita”, afferma la dichiarazione letta alla televisione da un portavoce delle forze armate, diffusa poi anche su internet.

Intanto il partito del presidente Robert Mugabe al governo dello Zimbabwe Zanu-Pf scrive in un tweet: “Non c’è stato alcun golpe, solo una transizione senza spargimento di sangue”. Nel tweet il presidente viene definito “uomo anziano di cui la moglie si approfittava” che è per questo stato messo in custodia.

I militari hanno arrestato anche il ministro delle Finanze Ignatius Chombo, uomo di riferimento per la fazione “G40” (Generation 40), partito di governo Zanu-Pf. Il gruppo, guidato dalla moglie del presidente Robert Mugabe, pare, secondo indiscrezioni che stesse lavorando per impedire che salisse al potere il vicepresidente Emmerson Mnangagwa. Il gruppo sosteneva invece la first lady, considerata l’eminenza grigia del sistema Mugabe.

Propria una settimana fa Emmerson Mnangagwa era stato allontanato con l’accusa di tramare contro il capo di Stato anche con l’aiuto di stregoni e si era riparato all’estero.

La poltrona di Mugabe vacillava comunque da tempo e la linea dura aveva preso il sopravvento. Negli ultimi mesi del 2016 e inizio del 2017 il numero degli arresti era aumentato esponenzialmente. Secondo lo Zimababwe Democracy Institute il Paese, dal 2000, subisce periodiche violazioni dei diritti umani.

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