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La rabbia di Beirut

A 4 giorni  dalla doppia esplosione del 4 agosto al porto di Beirut, che finora ha provocato 158 morti e più di 6.000 feriti, la rabbia popolare è esplosa ieri a Place des Martyrs, nel centro della città, dove il I manifestanti hanno cominciato ad affluire a migliaia già alle 15:00, due ore prima – scrive l’Oriente le jour – del previsto orario  d’incontro, sul tema del “Giorno del giudizio”. Armata della bandiera libanese, la maggior parte di loro mascherata, la folla ha cantato slogan contro i leader politici accusati di negligenza e incompetenza e ritenuti responsabili della tragedia del 4 agosto. Secondo il giornale libanese “una scena che non vedevamo da mesi, dalle grandi prime ore della rivoluzione dell’autunno 2019”. Un agente delle forze di sicurezza e’ stato ucciso e, secondo Al Jazera, oltre 700  manifestanti sono stati feriti negli incidenti scoppiati ieri in piazza. Numerosi gli arresti.

Il Primo ministro libanese Hassan Diab ha proposto nuove elezioni  dopo l’esplosione mortale di martedì scorso, dicendo che è l’unica via d’uscita dalla crisi del Paese mentre le autorità libanesi hanno arrestato 19 persone nell’ambito dell’indagine sulla strage del 4 agosto. Intanto – scrive Bbc – i leader di diversi Paesi del Mondo terranno oggi un incontro virtuale per raccogliere aiuti per Beirut dopo la massiccia esplosione che martedì ha devastato la capitale libanese. La conferenza virtuale – organizzata da Francia e Nazioni Unite – inizia alle 14:00 ora del Libano (11; 00 GMT). Anche il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha detto che parteciperà. Si stima che l’esplosione nel magazzino portuale, che custodiva 2.000 tonnellate di nitrato di ammonio, abbia causato danni fino a 15 miliardi di dollari. L’esplosione ha lasciato circa  300.000 persone senza un tetto.

(Red/Est)

Nella foto di Marten Bjork il monumento dedicato ai martiri nella capitale libanese

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