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Dossier/ Import-Export: chi guida il riarmo

Sono diminuiti del 4,6% i trasferimenti internazionali di armi tra il 2012–16 e il 2017–21, anche se questo “maschera grandi variazioni tra le tendenze regionali”. A dirlo il nuovo rapporto del Sipri (Stockholm International Peace Research Institute) pubblicato il 14 marzo 2022.

Nonostante il piccolo calo, le esportazioni di Stati Uniti e Francia sono aumentate notevolmente, così come le importazioni verso vari stati in Europa (+19%), Asia orientale (+20%) e Oceania (+59%). Anche i trasferimenti verso il Medio Oriente sono rimasti elevati, mentre quelli verso l’Africa e le Americhe sono diminuiti.

“Mentre – ha commentato Pieter D. Wezeman, ricercatore senior del programma Sipri per i trasferimenti di armi – ci sono stati alcuni sviluppi positivi, tra cui le importazioni di armi dal Sud America che hanno raggiunto il livello più basso degli ultimi 50 anni, l’aumento o il mantenimento di tassi elevati di importazioni di armi in luoghi come l’Europa, l’Asia orientale, l’Oceania e il Medio Oriente continuano a preoccupare”.

I dati del Sipri, riportati in questo dossier, riflettono il volume delle consegne di armi, non il valore finanziario degli accordi, dal momento che volume delle consegne può variare significativamente di anno in anno, l’Istituto di Stoccolma “presenta i dati per periodi di cinque anni, fornendo una misura più stabile delle tendenze”. Il Sipri Arms Transfers Database, su cui il rapporto si basa riporta tutti i trasferimenti internazionali di armi principali (incluse vendite, doni e produzione su licenza) verso stati, organizzazioni internazionali e gruppi non statali dal 1950.

 

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