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L’invasione turca sul tavolo della Ue

Ci sono diversi temi sul tavolo del Consiglio degli Affari esteri che si riunisce oggi in Lussemburgo coi capi della diplomazia degli Stati membri dell’Unione europea. Ma è chiaro che al centro dell’incontro c’è soprattutto la Siria o, meglio, la Turchia. La riunione è stata preceduta da una dichiarazione dell’Alto commissario nella quale Federica Mogherini (nella foto) ha puntualizzato che: “In seguito all’operazione militare turca nel nord-est della Siria, l’UE ribadisce che una soluzione sostenibile al conflitto siriano non può essere raggiunta militarmente” e “invita la Turchia a cessare l’azione militare unilaterale”. Un’azione unilaterale di Ankara che “minaccia i progressi compiuti dalla coalizione internazionale per combattere il Daesh, della quale la Turchia fa parte” e che “ non farà che compromettere la sicurezza dei partner locali della coalizione e rischierà di protrarre l’instabilità nel nord-est della Siria”.

Com’è noto diversi Paesi, Francia in testa, si spenderanno per un embargo totale della vendita di armi ad Ankara, decisione già presa da Parigi e Berlino e, ancor prima, da Finlandia, Norvegia e Paesi Bassi. Di alcuni Paesi l’adesione a questa decisione comunitaria è certa (l’Italia ad esempio che però non ha finora deciso l’embargo unilaterale) mentre per altri (la Gran Bretagna ad esempio) la posizione è più tiepida. Ne dovrebbe sortire per ora solo un appello e dunque ancora tempi lunghi, almeno sino al Consiglio europeo di giovedi e venerdi a cui parteciperanno i capi di Stato e di governo.

Ma accanto alla questione curda, la Turchia è nel mirino anche per un’altra vicenda: le trivellazione che Ankara intende fare in una zona dei mari cirprioti in concessione a Total e a Eni. Dopo aver mandato una nave di perforazione scortata da due navi da guerra nella acque di Cipro, la Turchia si è vista rispondere immediatamente da Parigi che ha deciso di inviare una fregata per tutelare i suoi interessi. Ma anche qui – dove sul tavolo ci sarebbe la decisione di sanzioni economiche ad Ankara per la violazione marittima della Turchia – c’è chi frena: la Germania ad esempio, più tiepida che rispetto alla decisione di porre la vendita di armi sotto embargo.

(Red/E.G.)

In copertina un’immagine della capitale del Lussemburgo

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