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Lo schiaffo a Mosca dell’Onu

Sights and people on the streets in NYC.

di Gianna Pontecorboli da New York

Con 143 voti a favore, 5 contrari, 35 astenuti si è conclusa, dopo tre giorni di tensione, la riunione speciale dell’Assemblea Generale dell’Onu convocata per discutere una risoluzione di condanna nei confronti della Russia per l’annessione forzata di quattro regioni dell’Ucraina. Nel testo del documento, intitolato ”Integrità territoriale dell’Ucraina: in difesa dei principi della Carta dell’Onu” veniva richiesto alla comunità internazionale di non riconoscere alcun aspetto dei referendum -farsa e delle annessioni pomposamente annunciate dallo stesso Putin a Mosca pochi giorni prima e considerate ”inconciliabili con i principi della Carta delle Nazioni Unite”. Insieme un invito alla Russia di ritirare le sue truppe, la risoluzione esprimeva però anche ”il suo forte sostegno” per gli sforzi del Segretario Generale di trovare una soluzione diplomatica alla guerra. Modellata su una precedente risoluzione che era stata bloccata dal veto russo al Consiglio di Sicurezza, la risoluzione votata all’Assemblea ha ovviamente soltanto un significato simbolico e non avrà conseguenze pratiche immediate.

I numeri hanno però raccontato da soli non soltanto l’evidente isolamento della Russia all’interno di un’organizzazione internazionale nata per difendere la pace dopo una drammatica guerra mondiale, ma anche una crescente e più coinvolta partecipazione dei suoi 193 membri, grandi e minuscoli, ad una discussione che riguarda il futuro di tutti ”Oggi è un giorno monumentale” ha osservato l’ambasciatrice americana Linda Thomas- Greenfield quando, accompagnata dall’ambasciatore dell’Ucraina Sergiy Kyslytsya, si è fermata a parlare con i giornalisti subito dopo il voto.” Abbiamo visto 143 paesi affermare i principi fondamentali della Carta delle Nazioni Unite… E il voto di oggi ha un effetto pratico. Significa che agli occhi del mondo e delle Nazioni Unite, i confini dell’Ucraina rimangono gli stessi. .Luhansk è  Ucraina. Kherson è Ucraina. Donetsk è Ucraina. Zaporizhzhya è Ucraina ”. ”Chi vuole o può permettersi di essere dalla parte sbagliata della barricata in questo momento storico?” le ha fatto eco Kyslytsya. Già durante la prima giornata del dibattito, martedi scorso, la Russia è apparsa perdente quando il rappresentante di Putin, l’ambasciatore Vassily Nebenzia ha chiesto inutilmente di utilizzare il voto segreto per votare un documento che ha definito”politicizzato e apertamente provocatorio” e ”destinato a distruggere tutti gli sforzi per una soluzione diplomatica della crisi”.

Dopo l’approvazione, l’analisi dei voti ha confermato che il fronte di chi vorrebbe fermare l’aggressività di Putin si è allargato ed è ora il più numeroso da quando e’ iniziata la guerra. La compattezza del fronte occidentale non ha mostrato, come era prevedibile, alcun segno di frattura. La sorpresa , però, è arrivata da paesi come il Brasile e l’Arabia Saudita, che insieme agli Emirati Arabi hanno espresso un parere favorevole. Ad unirsi al ”no” della Russia, sono rimasti solo quei pochi paesi che non hanno la possibilità di opporsi al volere di Mosca, la Bielorussia, il piccolo paese satellite da cui sono transitate le truppe dirette in Ucraina, la Siria, la Corea del Nord e il Nicaragua.

L’aspetto forse più interessante di una storia ancora in evoluzione, tuttavia, lo hanno mostrato i Paesi che hanno deciso di astenersi, in particolare quelli africani . Alle astensioni già previste della Cina e dell’India ,infatti, se ne sono aggiunte ben diciannove provenienti da un continente che sembra in questo momento ben deciso a far sentire di piu’ la sua voce, ha la presidenza di turno del Consiglio di Sicurezza e chiede a gran voce un seggio permanente attorno a tavolo semicircolare del Consiglio. Durante un evento che ha attirato l’attenzione del Mondo intero, diversi dei suoi rappresentanti hanno approfittato dell’occasione per far conoscere dal podio le loro tensioni e i loro problemi di confine a chi spesso li ignora. E non certo per caso, si sono astenuti il Congo, l’Etiopia e l’Uganda, tre paesi visitati recentemente dal ministro degli esteri russo Sergei Lavrov, mentre hanno votato a favore il Ghana, la Costa D’Avorio, il Kenia e il Senegal, che sono stati meta di un viaggio del ministro degli esteri ucraino Kuleba.

 

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