Site icon atlante guerre

Annessioni: il rifiuto dell’Onu

di Gianna Pontecorboi da New York

A far capire la tensione che l’annessione forzata di quattro regioni dell’Ucraina ha provocato al Palazzo di Vetro è bastata, giovedi mattina, l’inattesa apparizione del Segretario Generale Antonio Guterres alla consueta conferenza stampa del suo portavoce. In pochi minuti, senza accettare domande, Guterres ha fatto quella che e’ stata certamente la dichiarazione più dura della sua lunga carriera di diplomatico. Dopo aver citato il suo dovere di difendere la Carta delle Nazioni unite, Guterres ha dichiarato che ”ogni decisione di procedere con l’annessione di Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhzhia non avrà valore legale e merita di essere condannata”.

” La carta delle Nazioni Unite è chiara.” ha precisato,” Qualsiasi annessione del territorio di uno Stato da parte di un altro Stato risultante dalla minaccia o dall’uso della forza costituisce una violazione dei principi della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale”. E per di più, ha poi aggiunto, l’Assemblea Generale è stata altrettanto chiara nel 1970 quando ha stabilito che ”nessuna acquisizione territoriale risultante dalla minaccia o dall’uso della forza sara’ riconosciuta come legale”. L’iniziativa della Russia, secondo il Segretario generale, rappresenta un’escalation pericolosa, non ha posto nel mondo moderno e non deve essere accettata. Nella sua breve e dura dichiarazione, per di più, Guterres ha anche ricordato, non certo casualmente, che la Russia è membro permanente del Consiglio di Sicurezza e come tale condivide la responsabilità di rispettare e far rispettare la Carta.

La tensione che il Segretario Generale ha lasciato trapelare si è poi riversata sulle due sessioni del Consiglio di Sicurezza messe in programma per ieri pomeriggio e che hanno visto i quindici membri del Consiglio di Sicurezza discutere prima proprio l’annessione dichiarata in mattinata dallo stesso Putin e poi, subito dopo e su richiesta della Russia, il sabotaggio dei gasdotti nel Mar Baltico. Come era prevedibile, le discussioni sulle due risoluzioni hanno mostrato divisioni profonde, con una larga maggioranza dei 15 membri allineata con la posizione degli Stati Uniti e dei Paesi occidentali, ma anche un piccolo gruppo di paesi più propensi ad adottare una linea più sfumata e più disponibile al dialogo, anche se critica nei confronti delle ultime mosse di Mosca. Il voto sulla prima risoluzione che condannava duramente una annessione pericolosa e illegale, presentata dagli Stati Uniti e dall’Albania, si è risolto così con 10 voti a favore, quattro astensioni da parte del Brasile, Cina, Gabon e India, e il veto della Russia, che l’ha bloccata.

Durante la discussione sulla manomissione dei gasdotti sottomarini, è stata la volta del rappresentante della Russia, l’ambasciatore Vassily Nebenzia,di accusare gli Stati Uniti di aver volutamente danneggiato le tubature del Nord Stream, un’accusa già smentita con decisione da Washington. Adesso, in base a una risoluzione approvata ad aprile, la Russia dovrà giustificare le ragioni del suo veto di fronte a tutti i paesi membri nel corso di una riunione dell’Assemblea Generale che la rappresentante all’Onu di Biden, Linda Thomas Greenfield , ha già chiesto di convocare. Al di là di un voto largamente scontato, la tensione crescente ha riportato d’attualità la possibilità di misure punitive nei confronti della Russia da parte del Palazzo di Vetro. L’argomento è ovviamente complesso. Da tempo, si sa, l’Ucraina chiede di discutere una possibile espulsione o sospensione della Russia dal Consiglio di Sicurezza.

Nella Carta dell’Onu, la rimozione di un membro permanente del Consiglio di Sicurezza non è prevista. La sospensione o l’espulsione di un Paese dall’intera organizzazione internazionale vengono però considerate e già in passato sia il Sud Africa nel 1974 sia la Cambogia nel 1997 erano stati sospesi, anche se non espulsi. Sempre secondo la Carta, tuttavia, a raccomandare la sospensione o l’espulsione ”per persistenti violazioni dei principi della Carta” di un Paese membro deve essere il Consiglio di Sicurezza. La proposta, poi, deve essere approvata dall’intera Assemblea Generale. ”La questione è che la Russia può usare il suo diritto di veto per bloccare qualsiasi raccomandazione di espulsione nei suoi confronti” ha osservato Richard Gowan, direttore di International Crisis Group.

Altrettanto improbabili, poi, sono le possibili manovre per contestare alla Russia un seggio che era stato originariamente assegnato all’intera Unione Sovietica o una riforma dell’intero Consiglio di Sicurezza a tempi brevi. All’interno del Palazzo di Vetro, tuttavia, il tentativo di isolare un Paese accusato in questo momento di violare tutte le norme del diritto internazionale e di mettere seriamente a rischio la pace mondiale sembra destinato a continuare. Magari a piccoli passi, come quello fatto dalla Assemblea Generale quando in aprile ha sospeso la Russia dal Consiglio dei diritti umani con 93 voti contro 24. O come ha fatto un consumato diplomatico portoghese quando ha pronunciato parole molto dure di fronte alla stampa di tutto il Mondo.

In copertina l’United Nations Security Council a New York. Immagine di MusikAnimal 

Nel testo, il fotogramma di un video della Bbc mostra Putin e i responsbili delle provincie ucraine annesse giovedi a Mosca durante la cerimonia. Sopra, Guterres

Next: Iran: reprimere la protesta
Exit mobile version