di Emanuele Giordana
Il 2023 porta in dote agli italiani con la Legge di Bilancio un nuovo incremento complessivo della spesa militare con circa 700 milioni in più destinati all’acquisto di nuovi armamenti. Ma non è certo il mercato interno a fare da traino al settore industriale armato del Made in Italy, che si distingue per la presenza di Leonardo e Fincantieri tra i primi cento grandi produttori mondiali. Per capire quantità e qualità dell’industria degli armamenti italiana tre saggi illuminano il comparto, sia dell’export sia del mercato interno, disegnandone i lati spesso oscuri e controversi attraverso i quali il nostro Paese mette assieme a spaghetti e mandolini blindati e fucili, elicotteri e pistole. Armi grandi e piccole, apprezzate da molti eserciti del pianeta e piuttosto diffuse anche nel Belpaese. Un settore importante per la guerra ma in realtà ben meno rilevante di quanto si pensi come contributo nazionale in termini economici.
Ne “Il Paese delle armi” (Altreconomia), Giorgio Beretta, analista dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di sicurezza e difesa (Opal), di Rete Pace e Disarmo e firma nota de ilmanifesto, scrive che “L’Italia è il Paese delle armi… (ma anche) delle opacità e delle reticenze, dei silenzi e delle connivenze: atteggiamenti mirati soprattutto a
“Crisi globali e affari di piombo” (Seb27) riprende molti di questi temi, ma se Beretta approfondisce il mercato nazionale, Futura D’Aprile affida il ruolo centrale del suo saggio all’analisi dell’export militare autorizzato dall’Italia tra il 2015 e il 2021, rilevando le incongruenze tra “scelte politiche dei Governi e leggi che regolano questo tipo di esportazioni”, così che Roma “continua a fornire materiale militare a Paesi in guerra… sfruttando cavilli legali e zone grigie”. Un’opacità, registrata anche da Beretta, con sauditi ed egiziani, con la Turchia di Erdogan, con la
Il terzo saggio riguarda invece la presenza delle armi nucleari nel nostro Paese: è uno studio realizzato dalla International Association of Lawyers Against Nuclear Arms per sondare la possibilità di ricorrere – in appoggio all’azione politica – alla via giudiziaria, nazionale o internazionale, contro la detenzione di armamento nucleare sul nostro territorio. Lo studio di “Abbasso la guerra. Parere giuridico sulla presenza delle armi nucleari in Italia”, a cura di Elio Pagani e Ugo Giannangeli (Pressenza/Multimage), cui hanno contribuito gli avvocati di Ialana Italia, ricorda che oggi nel mondo vi sono circa 13.400 testate nucleari e nuove sono in fase di sviluppo. E che sono cinque i Paesi Nato sul territorio europeo a
In copertina un’immagine tratta dal sito della Difesa italiano