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L’eredità avvelenata di Trump

L’avallo all’anima più autoritaria di Israele, la guerra commerciale con la Cina, l’escalation della tensione con l’Iran, il nodo irrisolto della Corea del Nord. Sono solo una parte dell’eredità che Trump lascia in politica estera a Joe Biden e al suo Paese,  ma non gli ultimi sassi gettati nello stagno delle relazioni internazionali americane. Mentre l’Amministrazione scelta da Trump esce di scena e il Presidente si appresta a lasciare la casa Bianca con lo strascico di accuse e ostracismi del dopo assalto al Congresso, i suoi sodali più fedeli continuano infatti la politica dell’ormai ex inquilino della Casa Bianca. In ordine di tempo, sono due le ultime mosse che Mike Pompeo, ancora Segretario del Dipartimento di Stato, ha scelto di fare senza tener conto del fatto che ormai anche lui dovrebbe già aver fatto le valige. In Medio Oriente e in Africa: nello Yemen e a Taiwan.

Gli Stati Uniti infatti intendono designare i ribelli Houthi dello Yemen come gruppo terroristico,  una mossa – scrive Al Jazeera –  che i gruppi umanitari temono possa peggiorare la crisi umanitaria nel Paese. A soli 10 giorni dall’insediamento del presidente eletto Joe Biden, l’azione potrebbe complicare gli sforzi della nuova Amministrazione per riavviare la diplomazia con l’Iran, che ha legami con gli Houthi, e per rivalutare le relazioni degli Stati Uniti con l’Arabia Saudita, che ha condotto una brutale offensiva nello Yemen ancora in corso. Non è difficile vedere in questa mossa un favore a Riad con cui Trump e’ in ottime relazioni.

Ma il Segretario di stato non s è  fermato in Medio Oriente. Ha infatti deciso anche la revoca delle restrizioni sui contatti tra i funzionari statunitensi e le loro controparti taiwanesi, una mossa accolta con favore da Taipei – scrive il britannico Guardian –  ma etichettata da alcuni osservatori come una trovata pubblicitaria probabilmente progettata per far arrabbiare la Cina. L’annuncio è arrivato questa volta  11 giorni prima della partenza del Presidente Donald Trump dallo studio ovale. Con una dichiarazione Pompeo ha detto che il Dipartimento di Stato americano si era imposto le restrizioni  “nel tentativo di placare il regime comunista a Pechino”, ma che ora le sta revocando tutte. Non è chiaro quanto tempo ci vorrà per scelte che sono comunque tecnicamente complesse, ma le parole di Pompeo sono benzina sul fuoco. L’annuncio del braccio destro di The Donald sulla revoca delle restrizioni  – scrive il cinese Global Times –  è come “appendere  una spada sui legami bilaterali con la Cina che metteranno Taiwan in imminente pericolo”.

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(Red/Est)

In copertina Pompeo e il reggente saudita bin Salman in uno scatto del Dipartimento di Stato

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