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Nato, la maxi esercitazione

Si svolge nell’Artico la più grande esercitazione militare della Nato dal 2002.

La regione, strategica dal punto di vista atlantico per la difesa dell’Europa in ottica anti russa, vede il coinvolgimento di 45mila soldati, circa sessanta navi, 150 aerei e 10mila veicoli. A questi vanno aggiunti 6mila soldati e 90 fra elicotteri e aerei a disposizione del gruppo d’attacco della portaerei americana USS Harry S. Truman.

Il nemico (immaginario, ma non troppo) della Trident Juncture 2018 è l’esercito russo.

Alla dimostrazione di forza di questi giorni, prendono parte tutti i 29 Paesi alleati che invieranno contingenti militari. Svezia e Finlandia, invece, collaborano come partner esterni.

Il contingente italiano, con il comando Nato di Napoli, è uno dei gruppi più corposi con circa 1.200 uomini.

La Nato punta con la Trident Juncture 2018 a misurare le capacità delle proprie unità di risposta (NRF) e quelle di risposta rapida (VJTF).

In caso di minaccia le forze sarebbero dislocate entro due-cinque giorni  nei teatri considerati più alto rischio russo come i Paesi Baltici, Ungheria, Polonia e Slovacchia.

La direzione della forza multinazionale di pronta risposta è affidata a rotazione annuale ai diversi paesi Nato e questa volta è l’Italia a guidarla con la 132a brigata Ariete, una delle principali unità corazzate dell’esercito italiano.

La Trident Juncture vede il movimento di truppe non soltanto sul territorio e acque norvegesi ma una cortina armata si estenderà dall’Islanda al Mar Baltico, includendo il Nord Atlantico e gli Stretti della Danimarca.

La maxi operazione è la risposta alla Vostok-2018, l’esercitazione che la Russia ha messo in pratica nel settembre 2018. Anche in quel caso si trattava della maggiore dimostrazione di forza degli ultimi anni.

L’esercitazione russa si è svolta nella regione di Trans-Baikal, ai confini orientali della Federazione. All’evento hanno partecipato anche contingenti esteri, in particolare quello cinese.

In ottobre, poi, l’aeronautica russa ha mobilitato bombardieri a lungo raggio nella base di Murmansk, affacciata sul Mare Artico. Un anno fa la Russia aveva anche svolto un’estesa mobilitazione di tutte le forze strategiche nucleari russe, dalle basi nella Siberia orientale ai sottomarini dislocati nei mari settentrionali, con lanci simultanei di vettori balistici.

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