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Onu, aspettando la riforma: l’istituzione

a cura di Alice Pistolesi

Un’Organizzazione delle Nazioni Unite statica, scarsamente incisiva, a tratti poco democratica e incapace di rinnovarsi. Dell’immobilismo e di una riforma per le Nazioni Unite, organizzazione nata nel dopoguerra e mai mutata nella struttura, si parla da anni.

E da anni si discute di riformare l’Istituzione Nazioni Unite, partendo dal Consiglio di sicurezza, l’organismo, nato con l’obiettivo di creare e mantenere uno status quo che favorisse gli Stati vincitori della Seconda Guerra Mondiale.

Secondo una datata agenda di lavoro che risale al 2008, il negoziato intergovernativo sulla riforma del Consiglio di Sicurezza sarebbe incentrata su cinque tematiche: le categorie di membri del Consiglio (permanente, non permanente o altre opzioni), la questione del veto, la rappresentanza regionale, le dimensioni di un Consiglio allargato e i metodi di lavoro e i rapporti tra il Consiglio e l’Assemblea Generale.

I diversi interessi nazionali (vedi approfondimento 2) hanno bloccato e continuano a bloccare la riforma ma, secondo gli osservatori, l’arrivo del presidente Antonio Guterres del 2017 e di María Fernanda Espinosa Garcés, la presidente della 73ª sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite insediatasi nel giugno 2018, fanno ben sperare.

Durante il suo discorso di insediamento Espinosa Garcés ha promesso di “rafforzare il multilateralismo” e di lavorare alla riforma delle Nazioni Unite, alla finalizzazione del Global compact on migration e all’attuazione dell’agenda di Addis Abeba sul finanziamento allo sviluppo.

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