Dal nostro inviato Emanuele Giordana
Bangkok – E’ senza pace lo Stato birmano del Rakhine dove, dopo la vicenda rohingya, sono recentemente ripresi i combattimenti tra esercito e Arakan Army (AA o esercito dell’Arakan) nell’area settentrionale dello Stato federato. Già il 4 gennaio era arrivata la notizia della morte di 13 poliziotti e del ferimento di altri nove in attacchi contro posti di polizia nell’area di Buthidaung, nel Nord Rakhine. Quattro postazioni sarebbero state attaccate e, secondo fonti governative, l’incidente avrebbero coinvolto centinaia di combattenti AA all’alba dello scorso venerdi.
La lotta dell’Arakan Army, nato nel 2009 e fazione armata della United League of Arakan (Ula), il cui scopo dichiarato è la protezione della minoranza arakanese (e buddista) del Rakhine (un tempo Arakan), non è una novità nello Stato al confine col Bangladesh. Il gruppo armato ha una solida alleanza con l’Esercito per l’indipendenza Kachin (Kia) e avrebbe tra 1.500 e 2.500 soldati in gran parte formati proprio dagli uomini del Kia.
I combattimenti hanno già avuto un effetto devastante sulle comunità locali della zona costringendo, secondo fonti Onu, almeno 2.500 civili a lasciare le proprie case. Negli incidenti di venerdi, il gruppo ribelle aveva sequestrato anche 14 membri delle forze di sicurezza, 12 dei quali sarebbero poi stati però liberati. Secondo il portavoce dell’AA, gli attacchi non sarebbero che una risposta a un’offensiva militare di Tatmadaw – l’esercito birmano – che avrebbe preso di mira anche i civili.
Secondo i birmani, che lo hanno ufficialmente comunicato a Dacca, entrambi i gruppi avrebbero basi in Bangladesh e sarebbero legati al narcotraffico nella regione (in particolare delle pillole “yaba” un mix di metanfetamina e caffeina). Secondo il Myanmar i recenti attacchi non sarebbero dunque che l’effetto di questa saldatura dei due fronti ribelli che combattono il governo di Naypyidaw. AA ha respinto al mittente le accuse, sia per quanto riguarda il narcotraffico sia per quanto riguarda l’alleanza con il gruppo che difende le ragioni dei Rohingya, espulsi in massa dal Myanmar un anno e mezzo fa.