Site icon atlante guerre

Riformare il Trattato di Dublino

Con un documento informale rivolto ai partner della Ue e che dovrebbe essere discusso a Bruxelles agli inizi di dicembre, la Germania spinge verso una riforma del Trattato di  Dublino. I punti in discussione – scrive oggi il quotidiano di Torino La Stampa che ne anticipa i contenuti – riguarderebbero l’abolizione del principio del Paese di primo ingresso; quote predefinite e obbligatorie per tutti gli Stati membri; responsabilità chiare per evitare movimenti secondari e, infine, una redistribuzione automatica sia dei richiedenti asilo sia dei migranti da rimpatriare.

Angela Merkel e Horst Seehofer

La proposta è stata inviata ai singoli Stati membri della Ue e sembra la conclusione di una parabola iniziata a metà settembre quando il ministro dell’Interno Horst Seehofer annunciò che Berlino era intenzionata a promuovere una riforma del controverso trattato che regola l’accettazione dei migranti. La Germania vorrebbe  una redistribuzione equa dei richiedenti asilo che verrebbe coordinata da un ente esterno – l’Agenzia per l’Asilo – che dovrebbe decidere a quale Stato assegnare chi chiede protezione.

Il trattato – o meglio la Convenzione di Dublino, è un accordo internazionale multilaterale in tema di diritto di asilo da tempo al centro di polemiche. La Convenzione,  aperta alla sottoscrizione solo degli stati membri della Ue, ha visto alcuni Paesi  non membri (Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera) concludere  accordi con la UE per applicare le disposizioni della Convenzione anche nel proprio Paese.

Il regolamento determina lo Stato membro dell’Unione europea competente a esaminare una domanda di asilo o riconoscimento dello status di rifugiato in base alla Convenzione di Ginevra e mira a determinare con rapidità lo Stato membro competente per la domanda di asilo e  prevede infine il trasferimento di un richiedente asilo in tale Stato membro. Lo Stato membro competente all’esame della domanda d’asilo sarà lo Stato in cui il richiedente asilo ha fatto il proprio ingresso nell’Unione europea. Ed è questo il punto forse più controverso in particolare per Paesi “frontiera” come l’Italia.

Il regolamento istituisce anche una banca dati a livello europeo delle impronte digitali per chi intende presentare richiesta di asilo e per chi entra irregolarmente nel territorio dell’Unione Europea.

 

Next: Una maledizione chiamata rame
Exit mobile version