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Ucraina: buone notizie ma non sulla guerra

A due giorni dalla fine del quinto mese dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina il 24 febbraio scorso, arriva il primo segnale positivo seppur non riguardi lo scontro militare e un negoziato che lo fermi. La Russia e l’Ucraina hanno infatti raggiunto oggi un accordo sulla ripresa delle esportazioni di grano dai porti del Mar Nero. Con la mediazione del Capo di Stato turco Erdogan e del Segretario Generale dell’Onu  Antonio Guterres. L’accordo è stato firmato nel pomeriggio a Istanbul da Kiev, Mosca Ankara e e dal rappresentante delle Nazioni Unite. Benché si tratti di un successo costato settimana di trattativa e benché gli effetti positivi sul prezzo del grano si siano visti immediatamente, è stata tutt’altro che una passeggiata: Kiev ha sottolineato che l’Ucraina non avrebbe firmato un accordo diretto con la Russia, ma che i due Paesi avrebbero siglato “accordi speculari”.

La carenza mondiale di grano ucraino aveva fatto salire alle stelle i prezzi dei generi alimentari e lasciato milioni di persone a rischio carestia. Ma oggi il prezzo del grano è sceso sui mercati globali, dopo che è stata data la notizia dell’accordo. Come è noto l’Ucraina è uno dei maggiori produttori di grano al mondo ma le sue merci erano bloccate nei suoi porti sul Mar Nero. Se l’accordo è un passo avanti, il negoziato per por fine alla guerra invece sembra farne semmai indietro.

Al continuo invio di armi da Stati Uniti ed Europa Mosca risponde dicendo che allargherà le sue mire territoriali. Una minaccia che forse è solo tale ma i bombardamenti nelle zone fuori dal Donbass continuano e tengono sotto scacco l’esercito di Zelensky impegnandolo su più fronti e allontanando la sua nuova offensiva per riprendersi le zone ormai sotto controllo russo. Putin intanto continua a lavorare sulle alleanze politiche, come ha fatto nel suo ultimo viaggio a Teheran (dove era presente anche il Presidente turco Erdogan) e così sul piano economico come dimostrano le ultime iniziative dei Brics, l’alternativa al G7 che Russia e Cina hanno in mente.

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