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Ucraina: spiragli sotto le bombe. Il punto

di Raffaele Crocco

Arriva sino al Mediterraneo l’onda nera della nuova fase della guerra in Ucraina. Lo scontro appare sempre più simile come a un’immensa partita a scacchi, con troppi giocatori attorno al tavolo a tentare mosse.
Restano i fatti, a raccontare come vanno le cose: la flotta russa si è mossa per bloccare la portaerei statunitense Truman. Un cacciatorpediniere è arrivato nell’Adriatico e l’incrociatore Varyag ha sbarrato il canale di Otranto. Le navi Nato hanno reagito, schierandosi nello Ionio.

Insomma, tira brutta aria, sempre, mentre i giorni di guerra sono arrivati quasi a 180. Dal punto di vista militare le novità sono poche. L’esercito russo continua a spingere giocando la carta della potenza, della grande massa d’urto. Di fatto non ha raggiunto obiettivi consistenti. Gli ucraini resistono, puntando a logorare l’avversario, probabilmente per arrivare al futuro tavolo delle trattative con buone carte in mano. Trattative che, al momento, per ammissione delle Nazioni Unite, appaiono lontanissime. Il presidente ucraino Zelensky ha ribadito che “non ci saranno accordi di pace sino a quando i russi occuperanno anche un solo metro di Ucraina”. Mosca ha risposto schierando aerei dotati di missili ipersonici all’avanguardia a Kaliningrad, l’exclave tra Polonia e Lituania che sta creando tensioni con l’Unione Europea. Un’ennesima sfida quella di Putin, arrivata proprio mentre il premier olandese Mark Rutte ha ribadito al segretario Generale della Nato, Jens Stoltemberg, la “necessità di continuare a fornire equipaggiamenti militari a Kiev”.

A morire, ancora, sono troppi soldati e molti civili. Sono 12 i morti per un raid attacco dell’esercito russo contro un condominio residenziale a Kharkiv. Altre quattro persone sono morte nell’Est del Paese. Uno stillicidio infinito e letale, che pare non avere fine. A Leopoli, intanto, c’è stato un incontro trilaterale fra il presidente Zelensky, il leader turco Erdogan e il segretario dell’Onu, Guterres. Quest’ultimo ha ribadito che serve la massima attenzione per la centrale nucleare di Zaporizhzhia, pericolosamente al centro del conflitto: “Non vogliamo una nuova Chernobyl”, ha detto.

Erdogan, invece, ha colto l’occasione per mettere a segno buoni colpi. Ha consolidato il proprio ruolo di possibile mediatore fra Kiev e Mosca, ma ha puntato le sue fiche sull’Ucraina. “Sosteniamo l’integrità e la sovranità territoriale dell’Ucraina”, ha sottolineato in conferenza stampa. E la frase è sembrata il prologo perfetto all’ accordo per la ricostruzione delle infrastrutture ucraine raggiunto con Zelensky, che ha definito la visita del presidente turco un “messaggio potente di sostegno” all’Ucraina. Da vecchio ed esperto giocatore, Erdogan ha mandato un messaggio anche a Vladimir Putin. Ha detto di essere pronto ad ospitare in qualsiasi momento la ripresa dei negoziati di pace iniziati a Istanbul e bruscamente interrotti. Nessuno, al momento, pensa sia davvero possibile che questo accada, ma per Erdogan poco importa: lui la sua partita – quella dei futuri affari per la Turchia – l’ha già vinta.

 

 

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