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Verità e giustizia per Camilo Catrillanca

L’illustrazione di Marisol Abarca del volto di Camilo divenuta virale

di Alice Pistolesi da Santiago del Cile

Dall’omicidio di Camilo Catrillanca, a Santiago del Cile non si fermano dimostrazioni e manifestazioni in sostegno della popolazione originaria Nella capitale  sono in molti ad essere determinati a chiedere giustizia e verità per Camillo Catrillanca, il giovane mapuche ucciso dai carabineros cileni il 14 novembre scorso nella comunità di Ercilla nella regione dell’Araucanía, mentre lavorava in campagna su un trattore insieme ad un ragazzo di 15 anni.  A molti la morte di Camillo è sembrata una esecuzione in piena regola, precezione che sta provocando reazioni in tutta la comunità.

Il giovane è stato ucciso da un colpo alla nuca. Pare che il proiettile sia della tipologia denominata “cassa di piombo”, che corrisponde all’armamento usato dai carabinieri. In questi giorni inoltre è poi emerso un documento segreto della polizia nel quale sono individuati alcuni obiettivi mapuche della zona di Araucanía. Pare che tra questi nomi ci fosse anche quello del 24enne.

Il 25 novembre quattro carabineros coinvolti nell omicidio sono stati fermati. Appartenevano al Gruppo Operazioni Speciali (GOPE) dell’arma. La Procura della Repubblica e il governo, nella loro qualità di querelanti, chiederanno la misura precauzionale della detenzione preventiva degli ex funzionari del GOPE coinvolti. Ma la mobilitazione dei mapuche e dei cileni che sostengono le loro rivendicazioni non si ferma. Da giorni, infatti, nella capitale del Paese si susseguono manifestazioni e dimostrazioni che vengono puntualmente disperse dalle forze dell’ordine con gas lacrimogeni, orticanti e idranti. Stesso registro il 29 novembre, quando la concentrazione in zona Baquedano è stata dispersa dai carabinieri in assetto anti sommossa che schierava un gran numero di mezzi corrazzati. Tra i manifestanti molti mapuche, ma anche molti giovani cileni. Santiago è solidale al popolo originario. Ovunque sventolano le bandiere dei mapuche. “Sappiamo – ci dice una manifestante che per l’occasione vende bandiere – che quando facciamo queste manifestazioni ad un certo punto dobbiamo correre. Sempre ci reprimono. Nonostante questo continuiamo perché far sentire la nostra voce è importante”.                                                                                                                                                                                                                                                                                                    Fotoreportage di A. Pistolesi
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