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Le bombe illegali del Belpaese

E’ stata depositata oggi a Roma in Procura una denuncia penale che chiede alla magistratura di accertare la presenza di ordigni nucleari in territorio italiano e di accertarne l’illegalità sulla base delle leggi nazionali e internazionali. La denuncia, resa pubblica stamattina a Ghedi – sede di un campo di aviazione italiano e della Nato – è composta di diversi allegati ed è firmata da oltre una ventina di soggetti responsabili di diverse organizzazioni e rappresentati dall’avvocato Ugo Giannangeli: tra queste, Abbasso la guerra, Donne e uomini contro la guerra, Associazione Papa Giovanni XXIII, Centro di documentazione del Manifesto Pacifista Internazionale, Tavola della Pace Friuli Venezia Giulia, Rete Diritti Accoglienza Solidarietà Internazionale, Pax Christi, Pressenza, WILPF, Centro sociale 28 maggio. Tra le singole firme personaggi come Moni Ovadia e Alex Zanotelli.

E’ un nuovo  tassello a una campagna ormai decennale contro la presenza dell’arma nucleare in Italia, Paese che non ha mai fatto questa scelta ma che ospita da anni un numero di bombe che possono essere aviotrasportate e lanciate. Una violazione delle nostre normative protetta dal segreto militare e che riguarda un numero di ordigni imprecisato: si pensa quasi un centinaio.

Tentare la via giudiziaria non porterà forse al disvelamento del segreto militare, ma l’opposizione del segreto da parte della Difesa sarebbe già un’ammissione implicita sia della presenza delle bombe, sia delle responsabilità collegate. La vicenda possa e la sua evoluzione legale non sarà semplice. Si pensa però che entro un mese ha detto Claudio Giangiacomo –  l’avvocato che ha presentato fisicamente la denuncia – la Procura potrebbe affidare il caso a un magistrato dando così avvio a un iter incerto ma che riaccendo il dibattito sulla presenza di bombe nucleari in Italia.

Le bombe sono, com’è noto, un segreto così segreto da essere ormai di dominio pubblico. E basterebbe una fotografia uscita su Facebook qualche anno fa in cui un centinaio tra piloti e militari di stanza a Ghedi posavano davanti a una B61 (nelle foto di copertina), sorella delle ancora più micidiali B61-12 di ultima generazione. Quel segreto è stato condiviso e secretato da tutti i governi della Repubblica, nessuno escluso. Toccherà ora dire alla magistratura se la grande bugia nazionale può adesso diventare una verità condivisa.

Nel testo un momento della Conferenza Stampa di presentazione presso la Base militare di Ghedi (Foto di Lorenzo Poli da Pressenza)

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