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Lo sguardo “non autorizzato” di Bansky

di Anna Molinari

Una mostra “unauthorized”, organizzata come la gran parte di quelle che espongono le sue opere senza il coinvolgimento dell’autore, senza il suo supporto e senza la sua approvazione. E già da questi elementi sappiamo che parliamo di un artista eclettico, che appare in maniera inaspettata e però lascia tracce – le sue immagini – che costringono a scavare tra domande, stupore, riflessioni, segni di un passaggio che scalpita di fronte alle ingiustizie, denuncia, guarda al mondo con sarcasmo e tenerezza, con un’attenzione alla condizione esistenziale che di quei 360° fa giro doppio.

Questa volta è Trento a proporre l’occasione di conoscere o approfondire o semplicemente stupirsi davanti all’impatto detonante dei lavori Banksy, il più invisibile tra gli artisti viventi. Una carrellata emozionante di serigrafie originali (autenticate e approvate dall’ente legale di Banksy, Pest Control Office Ltd.) da attraversare con il sorriso, a volte leggero a volte amaro, di fronte alla sua iconografia della vita. Messaggi etici che, con lo stile inconfondibile e provocatorio che lo caratterizza, decretano il successo planetario di una personalità complessa, misteriosa, geniale, intuitiva, sfuggente. L’artista di Bristol semina la sua arte urbana a germogliare per il Mondo, penetra in profondità nel cuore di quello che con le parole di Nietzsche è l’umano, troppo umano. Sostare tra le opere è disegnare scenari irriverenti e sferzanti, è farsi assorbire da un’analisi interdisciplinare e indisciplinata della realtà, tra temi complessi e difficili dei nostri tempi. È arte che “conforta chi è inquieto e inquieta chi è confortato”… (l’articolo continua su Unimondo)

In copertina la foto di Markus Ortner ritrae un murales  di Banksy sulla barriera di separazione israeliana

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