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Migranti: cambiar tutto perché nulla cambi

I Paesi europei hanno trovato un accordo sull’ultima parte del Patto europeo sulle migrazioni, il regolamento pensato per superare quello di Dublino nella gestione comunitaria delle crisi migratorie. Lo hanno fatto con una serie di difficoltà, dopo una discussione durata settimane (solo per questo punto, l’intero regolamento sta venendo discusso da ormai tre anni). Tant’è che il testo è stato approvato con una maggioranza ponderata, nonostante il voto contrario di Polonia e Ungheria e le astensioni di Austria, Repubblica Ceca e Slovacchia.

Il nuovo regolamento non porta in realtà grandi innovazioni, a dispetto di quanto si potrebbe pensare dopo negoziazioni così intense. Se dovesse essere approvato in questa forma anche dal Parlamento europeo, gran parte della gestione dei flussi migratori resterebbe identica a prima. In particolare resterebbe in vigore il punto più discusso di Dublino, ossia l’obbligo per gli stati di primo arrivo di esaminare le domande di asilo. In questo modo, l’Italia e gli altri Paesi che si affacciano sul Mediterraneo dovrebbero naturalmente farsi carico della maggior parte di queste domande.

A cambiare sarebbe invece il sistema di ricollocamento, con una serie di concessioni da parte degli altri Paesi europei. Ma il nuovo meccanismo “con ogni probabilità resterà sulla carta”, osserva in maniera critica Matteo Villa, ricercatore di ISPI. Le altre modifiche più sostanziose riguardano la gestione dei momenti di maggiore afflusso: in quei periodi, gli stati avranno la possibilità di adottare misure più severe e ancora meno attente ai diritti delle persone migranti, come spiega Annalisa Camilli su Internazionale. Durante queste settimane di dibattito a livello europeo, molti media hanno presentato le discussioni come una sorta di scontro tra Italia e Germania. Da un lato Roma, interessata a superare un regolamento che considera svantaggioso e a permettere un atteggiamento più rigido verso i migranti. Dall’altra Berlino, titubante e schierata dalla parte delle ONG…. Continua. Leggi tutto su Il Fendinebbia

La foto di copertina è tratta da il Fendinebbia

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