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Myanmar, le stragi della giunta

Dieci vittime – venti secondo altre fonti – è il bilancio dell’ultimo raid condotto dalle forze armate birmane in un villaggio della regione di Magway nel primo pomeriggio di venerdi scorso. Ma un’altra strage – avvenuta in luglio – è stata invece resa nota ieri dalla Bbc dopo una lunga inchiesta nella regione di Sagaing. Si tratta di una quarantina di vittime, alcune delle quali torturate a morte, in episodi avvenuti in diversi villaggi. I corpi, in molti casi, sono stati dati alle fiamme. Episodi che documentano come il Paese sia sprofondato da 10 mesi in una spirale di violenza con un bilancio secondo cui tra il 1° febbraio e il 26 novembre 2021 – sostiene Acled (Armed Conflict Location & Event Data Project) – in Myanmar si sono registrati più scontri e attacchi armati che in Yemen o in Afghanistan: i morti a oggi, secondo Assistance Association for Political Prisoners (Burma), sono, solo tra i civili, 1348.

Gli omicidi descritti dall’emittente britannica sono avvenuti in quattro distinti incidenti a Kani Township, roccaforte dell’opposizione nel Sagaing (Myanmar centrale). Riprese video e immagini mostrano che la maggior parte delle persone uccise è stata prima torturata e poi sepolta in fosse superficiali. Bbc ha parlato con 11 testimoni a Kani e ha confrontato i loro resoconti con i filmati e le foto dei telefonini raccolte da Myanmar Witness, una ong britannica. La strage maggiore è avvenuto nel villaggio di Yin, dove almeno 14 uomini sono stati legati, torturati, picchiati a morte e poi gettati in un burrone. Un uomo che è riuscito a sfuggire alla strage ha detto che i soldati hanno inflitto alle vittime orribili abusi per ore prima che morissero. Sembra si sia trattato di una vendetta per gli attacchi ai militari da parte dei miliziani civili delle People’s Defense Force anche se le famiglie negano che gli uccisi fossero partigiani. Il portavoce militare non ha negato i fatti: “Può succedere”, ha detto.
La strage di venerdi riguarda invece il villaggio di Hnan Khar: il raid è durato circa 40 minuti con tre elicotteri militari.

Degli elicotteri e velivoli in possesso della giunta birmana si sono appena occupate associazioni della società civile birmana e internazionale – anche in Italia – dopo che è stato reso noto che il 16 dicembre il comandante in capo delle forze armate Min Aung Hlaing ha inaugurato alcuni velivoli, modificati ed aggiornati, prodotti in Francia, Russia e Cina. Tali velivoli includono anche un ATR-72 600, prodotto in Francia da ATR, joint venture tra la francese Airbus e l’italiana Leonardo Corporation. Ieri Italia-Birmania insieme, Amnesty International, Rete italiana Pace e Disarmo e Atlante delle Guerre hanno scritto a tre ministri della Repubblica (Di Maio, Giorgetti e Guerini) per chiedere conto di quella che sembra l’ennesima violazione – anche italiana – dell’embargo militare alla giunta golpista: “Qualora tali notizie fossero confermate – scrivono – chiediamo al Governo italiano di adoperarsi affinché cessi immediatamente il rifornimento, anche indiretto, di armi e attrezzature”.

Nell’immagine di copertina Min Aung Hlaing mentre inaugura i velivoli il 16 dicembre scorso

 

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