Site icon atlante guerre

Nuove tensioni al confine armeno-azero

di Teresa Di Mauro

Tornano ad acuirsi le tensioni tra Armenia ed Azerbaijan nella zona di confine tra i due Stati, corrispondente alla provincia nord orientale di Tavush nella parte armena e al distretto di Tovuz in quella azera. I due paesi, in conflitto da più di trent’anni per il territorio del Nagorno Karabakh, formalmente azero, ma attualmente occupato dagli armeni assieme ad altri sette distretti ad esso adiacenti, hanno ripreso a scontrarsi domenica 12 Luglio.

Alle 11 di oggi, 15 luglio, risultano dodici le vittime azere, tra cui un civile e quattro quelle armene. Entrambi, oltre ad accusarsi reciprocamente per aver cominciato gli scontri, si incolpano di bombardare aree civili al confine. L’escalation inoltre, avviene meno di una settimana dopo che il presidente azero Ilham Aliyev ha fortemente criticato i negoziati diplomatici con l’Armenia, definendoli “inutili” e dopo che lo stesso, in una velata minaccia ha affermato che se i negoziati continueranno ad andare da nessuna parte ricorrerebbe alla forza come per la “guerra di aprile” del 2016.

Dall’Armenia il primo ministro Nikol Pashinyan ha sottolineato che le provocazioni azere non rimarranno senza risposta, mentre il ministro della difesa ha detto che la reazione delle forze armene potrebbe includere anche l’appropriazione di posizioni vantaggiose.  La Turchia, storica alleata di Baku, ha subito condannato l’attacco armeno, esprimendo il proprio sostegno all’Azerbaijan. Dall’altro lato l’Armenia si è appellata al Collective Security Treaty Organisation (CSTO), l’organizzazione militare a guida russa di cui fa parte.

Il portavoce del presidente russo Vladimir Putin, Dmitry Peskov, ha affermato quanto la Russia sia “profondamente preoccupata” per lo scoppio della violenza ed ha esortato entrambe le parti ad adempiere ai loro obblighi in base al cessate il fuoco. Si tratta di una zona nevralgica quella in cui stanno avvenendo gli scontri; da là infatti, passa l’oleodotto Baku-Tbilisi- Ceyhan, che dall’Azerbaijan porta il petrolio in Europa, il gasdotto South Caucasus Pipeline e la ferrovia Baku-Tbilisi-Kars.

Un ulteriore inasprimento degli scontri potrebbe generare conseguenze disastrose per tutta l’area caucasica. Dall’altro lato, si teme che, proprio quest’area possa diventare un nuovo teatro di scontro anche tra Turchia e Russia che da tempo si contendono il controllo della zona.

Next: Ancora sangue nel Darfur
Exit mobile version