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Srebrenica: un monumento senza memoria

di Raffaele Crocco

Che ad oggi 47 persone siano state condannate a più di 700 anni di prigione e a quattro ergastoli dai tribunali dell’ex Jugoslavia e dell’Aia per la strage a Srebrenica nel luglio 1995, evidentemente poco importa. Che fra i condannati vi sia anche il leader politico serbo-bosniaco Radovan Karadzic non ha probabilmente importanza. Che i giudici abbiamo poi stabilito che più di 8mila uomini e ragazzi bosniaci di Srebrenica sono stati uccisi e più di 40.000 donne, bambini e anziani sono stati espulsi, poco conta ancora. Mladen Gruijcic, attuale sindaco di Sebrenica, guarda al futuro e per farlo sembra negare tutto del passato, soprattutto della guerra.

Da qualche giorno ha inaugurato in città un monumento, proprio nella Giornata internazionale della pace sostenuta dalle Nazioni Unite. Un monumento, ha chiarito, “universale e senza alcun collegamento diretto con le vittime della guerra passata”. Insomma: neutro, ispirato al lavoro di uno studente di Sebrenica. Molti sostengono che, in fondo, si tratta di un primo, importante passo verso quella riconciliazione che in Bosnia Erzegovina appare ancora lontana. Non la pensano così l’Associazione delle Madri di Srebrenica e Zepa Enclaves, un’organizzazione che rappresenta le vittime della guerra. Si sono scatenate, accusando il sindaco di negare il genocidio e minimizzarne le responsabilità. Effettivamente, Gruijicic, come altri leader politici serbi, insiste sul fatto che i massacri dei bosniaci non siano stati un genocidio, nonostante i verdetti dei tribunali internazionali e bosniaci dicano esattamente il contrario.

Insomma, è un monumento che divide. Ma nelle terre ex Jugoslavia i monumenti sono spesso oggetto di scontro. A Rijeka, i nostalgici nazionalisti croati hanno protestato per l’istallazione di una gigantesca opera d’arte, una Stella Rossa, intitolata Monumento di Fiume Rosso. E’ stata installata per ricordare la riconquista della città, dopo la capitolazione delle forze fasciste italiane e naziste che l’avevano controllata nei primi anni della Seconda Guerra Mondiale.

Un gruppo di manifestanti, guidati da veterani della recente guerra degli anni ‘90, si è riunito per protestare contro l’installazione. Hanno spiegato che era “il simbolo del più grande male nella Repubblica di Croazia” e che “esaltava i crimini commessi dall’esercito popolare jugoslavo contro i croati nella guerra degli anni ’90”. Insomma, è scontro, in nome di un nazionalismo che, in Croazia, ha spesso debordato nel fascismo. Il Paese nel 1941 era solo formalmente indipendente. Nella realtà, era solo un satellite di Italia e Germania, di fascisti e nazisti. Difficile da digerire, per i nazionalisti di oggi, quella Stella Rossa.

La foto di copertina e’ un particolare tratto da un’immagine riportata da un articolo di  balkaninsight (a fianco). Sopra, le tombe del memoriale

 

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