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Una nuova, vecchia, rotta

Il Mediterraneo non è il solo cimitero marino per chi dall’Africa non riesce a raggiungere le coste europee. Almeno 62 persone sono annegate mercoledì in seguito all’affondamento della loro imbarcazione di fronte alla città di Nouadhibou, nel Nord-Ovest della Mauritania., mentre tentavano di raggiungere la Spagna. La barca era partita dal Gambia con circa 150 persone a bordo. L’Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim) ha riferito che 83 persone, tra cui 10 minori, sono riuscite a nuotare verso la costa e a salvarsi.

Con la diminuzione dell’afflusso sulla rotta che portava i migranti in Libia causata anche dal conflitto nel Paese, l’alternativa che coinvolge l’Oceano Atlantico è diventata sempre più pressante. Le traversate, in questo caso, si svolgono su grandi canoe di legno, tradizionalmente utilizzate in quel tratto di costa africana per la pesca e quindi non abbastanza resistenti per trasportare un numero elevato di persone.

Gli arrivi attraverso la rotta del Mediterraneo Occidentale sono cresciuti negli ultimi anni moltissimo. Nel 2017, sono arrivate tramite questa rotta in Spagna 21.996 persone, quasi il triplo rispetto ai 7.941 del 2016. Nel 2018, gli sbarchi sono invece stati 57.218 sbarchi, ovvero oltre 60% di tutti gli arrivi attraverso il Mediterraneo. A fronte dell’aumento di chi arriva c’è anche quello di coloro che non ce l’hanno fatta. Nel 2018 i morti (o dispersi) sono stati 811, quasi quattro volte il dato del 2017, quando furono 224. Dal 2014 il tasso di morti nel Mediterraneo Occidentale è lievitato: dal 2014 al 2018 sono stati 1.324 i morti su quella rotta.

di Red/Al.Pi.

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