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Baku/Erevan, torna la guerra

La situazione è confusa, ma dannatamente pericolosa. Il dato certo è che dal 26 settembre si combatte duramente lungo la frontiera fra Armenia e Azerbaijan. La contesa per il Nagorno Karabach – che negli anni ’90 era sfociata in una guerra con 30mila vittime – è ripresa. Nella notte, i ribelli filo armeni, indipendentisti, hanno attaccato le postazioni dell’esercito di Baku. Le perdite sono state ingenti. L’esercito azero ha iniziato a bombardare le postazioni indipendentiste, almeno due elicotteri azeri – lo ha comunicato il ministero della difesa di Erevan – sarebbero stati abbattuti.

Insomma, è guerra vera, con i civili – dicono gli osservatori – trasformati nelle vittime principali dei combattimenti. Le forze aeree azere hanno iniziato un’offensiva su larga scala, per respingere gli indipendentisti armeni. L’obiettivo, ha dichiarato il governo, è “neutralizzare le forze belliche dell’Armenia e salvaguardare la sicurezza della popolazione civile”. Da parte sua, il governo di Erevan non si è nascosto. “Stiamo tutti uniti dietro al nostro stato e il nostro esercito (…) e vinceremo. Lunga vita al glorioso esercito armeno”, ha postato su Facebook il premier armeno, Nikol Pashinyan. Gli risponde il presidente azero, Ilham Aliyev. “l’Azerbaigian – ha detto – difende la sua terra, il Karabakh gli appartiene”.

E’ la peggior crisi degli ultimi anni. Nel Nagorno Karabach dal 1994 è in vigore un cessate il fuoco fra i due Paesi, mai trasformato in pace, malgrado la mediazione di Stati Uniti, Francia e Russia attraverso il cosiddetto Gruppo di Minsk. Ieri, hanno preso posizione anche altri Stati. La Russia ha lanciato un appello per un “cessate-il-fuoco immediato” e per l’avvio di negoziati immediati. La Turchia ha invece condannato “con forza l’attacco armeno contro l’Azerbaigian, che ha provocato vittime civili”, definendolo una “chiara violazione delle leggi internazionali”. Ankara ha confermato il suo pieno appoggio a Baku.

(Red/R.C.)

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