Nel video riprodotto qua sotto vengono elencati da Amnesty i motivi per cui diverse associazioni della società civile italiana chiedono al Governo di bloccare qualsiasi ipotesi di nuove forniture militari all’Egitto di al-Sisi e a deputati e Senatori di pretendere un dibattito aperto e chiaro in Parlamento su questa ipotesi di “contratto armato” che tocca anche nodi della politica estera e di difesa dell’Italia. E’ il punto che noi vogliamo sottolineare: Il Cairo è infatti, seppur indirettamente, in guerra col nostro Paese. L’Egitto, non solo è responsabile della morte di Giulio Regeni e dell’imprigionamento di Patrik Zaky; non solo incarcera i dissidenti locali e i giornalisti anche stranieri (un reporter di Al Jazeera è in prigione da tre anni); non solo è un Paese sulla lista di chi più viola i diritti umani ma sostiene il maresciallo Haftar attualmente impegnato a combattere (seppur in difficoltà) col governo di Tripoli, riconosciuto dall’Onu e dall’Italia.
Che il governo di Serraj non sia il governo migliore del mondo è un fatto, ma il suo riconoscimento è un fatto altrettanto certo. La differenza è solo sul terreno dove non abbiamo soldati (ma agenti della sicurezza si). Fare affari con l’Egitto è fare affari col nemico e fare affari col nemico non è solo eticamente riprovevole ma va contro ogni logica di buon senso.
“Diverse e autorevoli fonti di stampa internazionale e nazionale hanno riportato la notizia di trattative tra Roma e Il Cairo – scrivono in un comunicato Amnesty, Rete Disarmo e Rete della Pace – riguardo ad un “maxi-contratto”, definito “la commessa del secolo. Da fonti trapelate a mezzo stampa, si tratta di due fregate
(Red/Int)