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Dossier/ Unione Europea: quale politica estera?

di Lucia Frigo

La diplomazia dell’Unione Europea rappresenta uno dei suoi strumenti principali nell’azione esterna: in aggiunta alle sedi diplomatiche e consolari degli Stati Membri, l’Unione Europea può contare sul proprio personale, con 145 delegazioni (o “missioni permanenti”) in quasi tutti i Paesi del mondo. Tramite queste, l’UE conduce la politica estera “ordinaria” e mantiene rapporti con i Paesi ospitanti, ma è anche capace di inviare segnali importanti alla comunità internazionale.

Questo perché – benché nata con l’intenzione di creare un mercato comune e nulla più – l’Unione Europea ha dimostrato nei suoi quasi 70 anni di essere non solo una comunità economica, ma anche una potenza internazionale, capace di intervenire concretamente nel panorama globale: dapprima in modo informale, e poi con strumenti appositi. Progressivamente, i Paesi Membri hanno posto in essere una Politica Estera e di Sicurezza Comune (PESC), nella quale far convergere i propri sforzi diplomatici – e talvolta anche militari – presentandosi come un fronte compatto.

Un fronte che secondo alcuni non è sufficientemente incisivo, ma che è ormai un importantissimo attore nello scacchiere internazionale: un attore inusuale, ma forte a modo suo. Rispetto a 27 Stati relativamente piccoli e difficilmente capaci di tenere testa a superpotenze come Russia o Cina, l’Unione Europea è stata capace di usare il proprio “peso” economico per influenzare il comportamento di altri Stati nel panorama globale. L’l’UE rappresenta infatti la seconda potenza mondiale in termini economici, dopo gli USA e in uno stretto tête a tête con la Cina, ed è partner commerciale fondamentale per diverse decine di Stati.

La PESC, inaugurata nel 1992, è retta da poche regole ferree: prima, la politica estera dell’Unione deve essere volta a promuovere i valori fondanti – democrazia, libertà, uguaglianza, e rispetto dei diritti umani; seconda, gli Stati Membri sono liberi di portare avanti le proprie strategie nazionali, ma sono tenuti a rispettare e sostenere l’azione dell’Unione Europea con spirito di solidarietà. I Trattati fondanti l’Unione Europea del 2009 attribuiscono all’UE grandi competenze nel definire la politica di sicurezza e di difesa comune, e prevedono persino – se i Paesi Membri riusciranno in futuro a trovare un accordo che oggi ancora manca – la creazione di un esercito europeo.

Negli ultimi 10 anni, l’Unione europea ha dimostrato di saper utilizzare sapientemente i vari strumenti che costituiscono la Politica Estera e di Sicurezza Comune, non come un agglomerato di volontà nazionali ma assumendo un ruolo di autonomo e autorevole partecipante nelle vicende geopolitiche. Di seguito, due casi contemporanei che illustrano i due mezzi principali a disposizione dell’Unione Europea per portare avanti la politica estera comunitaria: strumenti diplomatici ed economici, come le sanzioni internazionali, e l’intervento militare coordinato.

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