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Rohingya. Senza un porto sicuro

Il Ministro degli Esteri del Bangladesh  AK Abdul Momen è stato categorico: “La nostra marina e la guardia costiera sono in allerta e hanno ricevuto l’ordine di non consentire a queste imbarcazioni di entrare in Bangladesh. E lo stanno facendo. Non saranno più ammessi  Rohingya.” C’è una nuova allerta nelle acque del Golfo del Bengala dopo che 400 rifugiati rohingya sono stati salvati dalla guardia costiera del Bangladesh a  Cox’s Bazar mercoledì 15 aprile. Disidratati e malnutriti, sono i sopravvissuti di una barca della speranza dove una settantina tra loro sono morti. Ora le barche in mare sono due ma Dacca non ne vuole più sapere.

L’Ufficio dell’Onu per i diritti umani  ha chiesto al governo del Bangladesh di consentire l’ancoraggio in un porto sicuro del Paese a due imbarcazioni che trasporterebbero  circa 500 rohingya  che stanno vagando nel Golfo Bengala. Le barche hanno cercato di raggiungere le coste del Bangladesh dalle acque internazionali da lunedì scorso ma la marina  e la Guardia costiera del Bangladesh – scrive il Dhaka Tribune – non stanno permettendo loro di entrare nel Paese.

Con una  lettera l’Alta Commissaria Onu Michelle Bachelet ha chiesto al  Ministro degli esteri Momen “la vostra  urgente assistenza per garantire che un rifugio sicuro sia trovato in modo tempestivo per centinaia di rifugiati e migranti attualmente bloccati in mare”. Il ministro non ha ancora risposto. “Questa è una tragedia umana di proporzioni terribili. In uno spirito di solidarietà e all’inizio del mese sacro del Ramadan, mi rivolgo a voi nel modo – scrive la Commissaria –  per aprire i vostri porti e consentire alle barche di sbarcare “. La lettera è del 24 aprile.

“Incoraggerò anche altri governi della regione – continua Bachelet – a intraprendere azioni simili” e “colgo l’occasione per ribadire i principi fondamentali del diritto internazionale in base ai quali tutti gli Stati dovrebbero garantire che le loro risposte ai rifugiati e ai migranti in pericolo in mare siano basate sui diritti umani internazionali e sul diritto dei rifugiati, e che dovrebbero essere autorizzati a sbarcare in sicurezza in tempo utile”.

In copertina il campo profughi Katupalong a Cox Bazar. Ci vivono oltre mezzo milione di rohingya. Lo scatto è di Maaz Hussain 

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