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Tutte le sfide di Guterres

di Gianna Pontecorboli da New York

Un nuovo anno impegnativo, ma anche stimolante. Dopo un 2020 marcato dalla tragedia del Covid, dagli inutili appelli per un cessate il fuoco globale e soprattutto dagli attacchi al multilateralismo dell’amministrazione Trump, quello sta per aprirsi sara’ sicuramente un anno pieno di sfide per Antonio Guterres. E in tono pacato, come e’ sua abitudine, il segretario generale dell’ONU affilerà le sue armi non soltanto per vincerle, ma anche per convincere i quasi duecento paesi che fanno parte dell’organizzazione internazionale di meritarsi la rielezione quando si voterà il prossimo dicembre.

”Guterres e’ stato finora un manager competente della Nazioni Unite, ma non e’ stato in nessun modo una figura ispiratrice come furono Dag Hammarskjold o Kofi Annan. Guterres e’ un politico per vocazione, e’ stato un amministratore prudente e e’ stato attento a non offendere nessuno”, ha spiegato al quotidiano online Passblue il rispettato analista dell’Onu Stephen Schlesinger. Nei prossimi mesi, per l’ex primo ministro portoghese ci saranno molte occasioni per mettere alla prova le sue indubbie qualità, ma anche i suoi limiti. Al centro della sua attenzione ci saranno sicuramente molti problemi diversi. Fondamentali, pero’, saranno gli sviluppi della battaglia per il controllo dei cambiamenti climatici e la costruzione di un nuovo rapporto con l’amministrazione di Joe Biden

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A dicembre, il summit sul clima organizzato al Palazzo di Vetro, arricchito tra l’altro da molti eventi collaterali, ha fatto nascere qualche speranza che l’ambizioso accordo di Parigi, faticosamente negoziato cinque anni fa da 195 paesi, potrà finalmente fare qualche serio passo avanti. Le premesse, si sa, non sono state del tutto soddisfacenti. A causa della pandemia, il previsto incontro dei paesi firmatari e’ stato rinviato e solo 22 paesi hanno gia’ rivisto il loro impegno quinquennale, il cosiddetto NDC, per la riduzione delle emissioni inquinanti , mentre 125 hanno solo promesso di farlo. Durante l’incontro virtuale promosso dall’Onu, pero’ si sono fatti avanti con degli importanti impegni precisi tre dei paesi piu’ responsabili per il riscaldamento globale.

Il Regno Unito, per primo, ha cosi’ promesso di ridurre entro il 2030 le sue emissioni del 68 per cento rispetto ai livelli del 1990. A ruota, una promessa di poco più modesta e’ arrivata dall’Unione Europea, che ha portato il suo impegno di ridurre le emissioni dal 40 al 55 per cento. A suscitare le maggiori speranze , poi , sono stati per motivi diversi la Cina e gli Stati Uniti, i due Paesi che nel 2014 avevano posto insieme le fondamenta per il futuro accordo di Parigi . In occasione del summit di dicembre, il presidente cinese Xi Jinping ha annunciato una serie di accelerazioni e di nuovi ambiziosi impegni per mettere finalmente in linea il paese universalmente considerato il peggior responsabile del riscaldamento globale. Sulla possibilità che le sue promesse diventino realta’ nei tempi previsti sono rimasti molti dubbi, ma sicuramente le parole di Xi hanno segnalato una svolta.

Da parte sua, Joe Biden ha garantito che il rientro degli Stati Uniti negli accordi di Parigi sara’ all’ordine del giorno dal primo giorno della sua presidenza. E la sua scelta di un uomo politico conosciuto e rispettato come John Kerry per occuparsene all’interno della sua amministrazione ha certo costituito un messaggio forte. In un’atmosfera in complesso più’ favorevole, il vero compito di Guterres sara’ probabilmente soprattutto quello di dare una voce alle piccole isole e ai paesi che non hanno le risorse per combattere il dramma del riscaldamento globale, ma che rischiano di esserne le prime vittime. E di conquistarsi, insieme al loro voto, anche un’eredita’ preziosa da consegnare al futuro se, grazie alla sua spinta, tante promesse diventeranno finalmente una realta’.

Molto del suo successo, in questa come nelle tante altre questioni aperte, dalla lotta al Covid alla protezione dei diritti umani, dipenderà pero’ dalla relazione che l’America di Joe Biden riuscirà a costruire con l’organizzazione internazionale e con i suoi membri dopo tumultuosi anni di Trump. Per il nuovo Presidente, prevedono gli esperti, alcuni passi saranno relativamente facili e senza contestazioni. Il rientro degli Stati Uniti nel Consiglio dei Diritti umani, per esempio, consentirà agli Stati Uniti di far sentire una voce di moderazione nei confronti di Israele e una voce severa contro le tante violazioni finora ignorate dei regimi autoritari. E la ripresa dei contributi al Population Fund e all’UNRWA, l’agenzia per i palestinesi, che Donald Trump aveva tagliato, dara’ una boccata d’ossigeno a due importanti organizzazioni.

La posizione del Segretario generale, tuttavia, sara’ assai più delicata quando un’America di nuovo presente nei corridoi del Palazzo di Vetro si confronterà con la Cina, il Paese che non ha perso tempo per occupare tutti gli spazi lasciati liberi, a cominciare da quelli del personale ai livelli più alti. ”Ci sono alcune cose di base che un segretario generale deve fare se vuole guadagnarsi la rielezione per un secondo termine”, e’ l’opinione dell’ex vice portavoce dell’Onu Yasuhiro Ueki,” E la prima e principale e’ non inimicarsi uno dei membri permanenti del Consiglio di Sicurezza. Guterres e’ riuscito finora a farlo, e’ stato molto attento nei suoi rapporti con loro. Il piu’ difficile, ovviamente, e’ stato Trump, ma Guterres e’ riuscito a mantenere la distanza e a presentarsi come un riformatore che faceva risparmiare soldi. Inoltre non ha mai contraddetto ne’ gli Stati Uniti ne’ gli altri paesi membri permanenti sui temi politici. Non ha mai presentato un ”grande piano Guterres” per risolvere le crisi, ma non ha fatto errori politici”.

A partire da gennaio, pero’, Joe Biden comincerà sicuramente a far sentire la sua voce per ridare agli Stati Uniti una posizione di preminenza all’interno dell’organizzazione e contrastare l’influenza crescente della Cina. Per il segretario generale rispondere senza urtare nessuno non sara’ facile. Una via d’uscita, forse, potrebbe essere quella di concentrare l’attenzione su alcune battaglie che lo hanno visto molto coinvolto negli anni passati come quella per i diritti delle donne e che potrebbero offrirgli un terreno comune per far contenta Washington senza confrontarsi troppo con Pechino.

In copertina il Segretario generale Guterres

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