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I segreti (atomici) della Guerra Fredda

di Emanuele Giordana

La Guerra Fredda ebbe l’Afghanistan come uno dei suoi nodi strategici e vitali, per certi versi né più né meno di ora. Tanto vitale fu quel conflitto, che gli Stati Uniti chiusero un occhio sul programma nucleare tanto caro al dittatore pachistano Zia ul-Haq.

Il generale Zia ul-Haq

Lo rivelano nuovi documenti desecretati dai National Security Archives che spiegano come l’invasione sovietica dell’Afghanistan nel dicembre 1979 abbia avuto un impatto immediato sulla politica degli Stati Uniti nei confronti del Pakistan, che preoccupava Washington per il suo programma nucleare. I colloqui del Segretario alla Difesa Harold Brown con importanti funzionari cinesi, ispirati da Deng Xiao Ping, rivelano come vi fosse una preoccupazione, tanto cinese quanto americana, che gli aiuti incanalati attraverso Islamabad alla resistenza anti-sovietica dei mujahedin afgani potessero spingere Mosca a mettere sotto pressione Islamabad: e che dunque c’era un interesse americano a migliorare le relazioni con il Pakistan abbassando la guardia sulla priorità della questione nucleare.

Come Brown spiegherà a Deng: “metteremo da parte [la questione nucleare] per il momento e ci concentreremo sul rafforzamento del Pakistan contro la possibile azione sovietica”. In altre parole, gli obiettivi della Guerra Fredda si rivelarono prioritari rispetto ai problemi della non proliferazione nucleare. In realtà, mentre Deng sosteneva che Pechino si opponeva al programma nucleare pachistano, Cina e Pakistan avevano già sviluppato una speciale relazione nucleare che stava a cuore al generale Zia. Ma allora a preoccupare Washington era soprattutto l’Urss e dunque il Pakistan poteva aspettare. Un Paese con cui gli americani costruirono un’alleanza che dura ancora oggi.

Nell’immagine di copertina uno dei documenti desecretati dai Nsa

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